Cosa verifichiamo
Le emissioni di gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale sono provocate dall'attività dell'uomo, affermano gli scienziati. È vero che anche gli allevamenti di bestiame inquinano emettendo tra l'altro metano (CH4) in grandi quantità tanto da contribuire ad aumentare il riscaldamento globale? Secondo alcuni studi, l’intera popolazione mondiale di mucche emetterebbe più metano di un intero Paese come la Germania. Ma è davvero così?
Il metano è un potente gas serra secondo solo all’anidride carbonica in termini di contributo al riscaldamento globale, hanno spiegato gli scienziati dell'Onu esperti di clima (Ipcc, 2021), ricorda l'Ispra nella pubblicazione "Il metano nell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra. L’Italia e il Global Methane Pledge" (https://www.isprambiente.gov.it/files2022/pubblicazioni/rapporti/r374-2022-1.pdf). Il metano, spiega l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, ha un impatto climalterante 85 volte quello della CO2 su un arco di 20 anni, anche se la CO2 ha un tempo di permanenza in atmosfera per migliaia di anni, mentre il metano scompare in circa 10-15 anni. Il rapido decadimento del metano e il suo elevato impatto sulla temperatura atmosferica lo rendono un obiettivo primario per intervenire in maniera tempestiva ed efficace sui cambiamenti climatici, si legge nel rapporto. Il settore agricolo rappresenta la sorgente principale di emissioni di metano.
Dagli ultimi dati disponibili a livello globale gli allevamenti (non solo di mucche) contribuiscono alle emissioni totali di metano per circa il 32%, una percentuale che in Italia sale al 40%.
La sorgente di gran lunga più rilevante è rappresentata dalla fermentazione enterica, ovvero ai processi digestivi degli animali da allevamento. Tale sorgente rappresenta nel 2020 a livello globale il 70,2% delle emissioni di metano dal settore agricoltura. Una mucca adulta puo' produrre fino a 500 litri di metano al giorno. Nel mondo ci sono oltre un miliardo e mezzo di bovini e, secondo i dati dell'Ipcc, la loro eruttazione nel 2015 e' stata responsabile per circa il 3,7% di tutte le emissioni di gas serra del pianeta.
C'è poi la gestione delle deiezioni ovvero la decomposizione del letame con il 21,5%.
I bovini rappresentano la principale sorgente delle emissioni di metano da fermentazione enterica (79,6% delle emissioni di metano nel 2020 in Italia), seguiti dagli ovini (9,3%) spiega l'Ispra. I bufalini fanno registrare un costante incremento delle emissioni parallelamente all’aumento dei capi di bestiame allevati e nel 2020 determinano il 5,8% delle emissioni di metano dalla sorgente, indica il rapporto dell'Ispra.
I bovini rappresentano la principale sorgente delle emissioni di metano anche in relazione alla gestione delle deiezioni, rappresentando nel 2020 quasi il 50% delle emissioni, seguiti dai suini, che contribuiscono con una percentuale superiore al 40%.
Secondo scenari analizzati dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), le emissioni globali di metano devono essere ridotte tra il 40 e il 45% entro il 2030 in modo da limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi in questo secolo.
Conclusioni
Da questi dati è possibile confermare che le emissioni di metano da allevamento concorrono ad aumentare significativamente il riscaldamento globale. Nell’ambito degli accordi politici internazionali con programmi volontari di riduzione delle emissioni di metano si inserisce l’iniziativa del Global Methane Pledge (Gmp) annunciata nel settembre 2021 dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti che definisce un impegno per i partecipanti a intraprendere misure volontarie per ridurre del 30% le emissioni globali di metano in tutti i settori entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.
Ispra "Il metano nell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra. L’Italia e il Global Methane Pledge"
Elaborazione di Ilaria D’Elia, ricercatrice Enea del Laboratorio Inquinamento atmosferico - Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali