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'Faghan', il MedFilm mette al centro le donne afghane

Documentario domani alle 20.45 al The Space Cinema Moderno Roma

08 novembre 2024, 13:58

Redazione ANSA

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(di Valentina Maresca) (ANSAmed) - ROMA, 08 NOV - Il MedFilm Festival punta i riflettori sulla condizione femminile in Afghanistan, precipitata con il ritorno dei talebani nel 2021, grazie a Faghan - Figlie dell'Afghanistan, scritto e diretto da Emanuela Zuccalà. Il documentario, che sarà proiettato domani sera alle 20.45 nell'ambito della XXX edizione del festival cinematografico romano al The Space Cinema Moderno, è parte del progetto 'I nostri diritti', realizzato dalla Onlus Nove Caring Humans e dall'associazione culturale Zona.

"Con questo progetto portiamo alla luce le esperienze delle donne afghane, il cui coraggio sfida ogni giorno le limitazioni imposte", ha affermato Livia Maurizi, responsabile Programmi Nove Caring Humans. "Crediamo fermamente che i diritti fondamentali, come sanciti dalla Carta dell'Unione Europea, non debbano mai essere negoziabili o circoscritti a confini geografici. La dignità delle donne afghane ci ricorda quanto sia urgente difendere con tenacia questi principi universali, in Italia, in Afghanistan, nel mondo", ha aggiunto.

In poco più di 20 minuti si potranno ascoltare le parole di Fatima Haidari, Mahdia Sharifi, Madina Hassani, Krishma Khaliq e Sonia Singh, rifugiate in Italia dove studiano o lavorano.

"Ora sto vivendo in un luogo in cui posso godere dei diritti umani fondamentali: ho la libertà d'espressione, di scegliere cosa fare, cosa studiare, che lavoro intraprendere, come vivere... Ma da un altro lato penso: perché non posso godere di questi diritti a casa mia, nel mio Paese, con la mia famiglia? Perché oggi sono qui in Italia? Perché ho dovuto diventare una rifugiata, per godere di questi diritti?": le domande di Mahdia Sharifi, classe 2004, sono quelle che sintetizzano al meglio il senso di un documentario che torna a parlare di storie ignorate o quasi dal racconto mediatico, ormai monopolizzato da altri temi.

Sharifi nel 2019 è entrata nella nazionale afghana di Taekwondo, ma ormai vive a Roma e fa parte del Programma Olimpico per i Rifugiati di Unhcr Italia. È inoltre iscritta all'Università di Roma Tre, dove segue i corsi di Relazioni internazionali. La ragazza è entrata anche a far parte di un nuovo progetto sperimentale che Nove sta portando avanti con un gruppo di rifugiate afghane - in collaborazione con il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) - relativo a formazione ed empowerment femminile su comunicazione, progettazione e advocacy per promuovere la rappresentatività della diaspora e il ruolo attivo delle rifugiate afghane in Italia.

Madina Hassani, invece, dopo aver lavorato nel programma 'Pink Shuttle' di Nove, un servizio di trasporto e mobilità tutto al femminile attivato in un Afghanistan ancora libero dai talebani, lavora oggi come mediatrice culturale e linguistica per la Onlus, sostiene i rifugiati nella burocrazia e ha vinto una borsa di studio per frequentare l'università di Roma Tre.

Durante la presa talebana di Kabul ad agosto 2021, la giovane donna ha contribuito a evacuare dall'Afghanistan decine di persone.

Madre di due figli è Krishma Khaliq, che ha lavorato per 11 anni in organizzazioni governative e internazionali dell'Afghanistan. I suoi ultimi incarichi, prima del ritorno dei talebani, sono stati la vicedirezione del municipio di Kabul e la direzione delle Risorse umane al ministero delle Catastrofi naturali. Laureata in Giornalismo, oggi sta completando il master in Studi internazionali all'Università di Torino e contemporaneamente partecipa a progetti di advocacy per riaccendere i riflettori sulla situazione del suo Paese. "Quando ero piccola, c'erano i talebani al potere e ho dovuto lasciare la scuola. Ora lo stesso è accaduto a mia sorella e, come lei, migliaia di ragazze sono state costrette a interrompere la loro istruzione e a rinunciare ai loro diritti fondamentali", dice nel documentario.

"Nel 2020 mi ha contattata la Cnn, poiché ero conosciuta come la prima donna a lavorare da guida turistica in Afghanistan. Ho reso pubblica la mia storia ed è stato rischioso: mi ha resa un bersaglio per vari gruppi estremisti", racconta Fatima Haidari, che ha anche ideato e condotto un programma radiofonico sull'empowerment femminile nel suo Paese e oggi grazie a una borsa di studio frequenta il corso di Politica internazionale all'università Bocconi di Milano.

Diversa la storia di Sonia Singh, ex autista professionale 'Pink Shuttle' che oggi vive a Verona con la sorella minore Zara e lavora in una lavanderia. Singh ha perso i genitori da ragazza, situazione che l'ha resa unica responsabile del sostentamento della sua famiglia tramite lavori come truccatrice, parrucchiera, e poi nel campo dei media e del marketing. Varie storie, differenti percorsi ma un unico destino di rifugiate perché espulse da un sistema che annienta i diritti delle donne: Faghan - Figlie dell'Afghanistan è il documentario che dà loro nuova voce. (ANSAmed).

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