(ANSA) - MILANO, 16 GIU - Le etichette indipendenti sono un
pezzo imprescindibile del mercato musicale e un possibile faro
innovativo: queste le conclusioni del convegno 'La discografia
indipendente tra diritti, innovazione e rivoluzione digitale',
organizzato a Milano dall'associazione italiana PMI con l'ente
europeo IMPALA - Independent Music Companies Association.
Il punto di partenza sono stati i dati del rapporto Worldwide
Independent Network del 2015, che dimostrano l'impatto della
musica indipendente, quantificabile in un giro d'affari di 5.6
miliardi di dollari (37,6% del mercato globale). Le label indie
italiane rappresentano invece il 26% del mercato discografico
nazionale, ma i numeri che contano non sono solo quelli
finanziari secondo Helen Smith, executive chair di IMPALA: "Gli
indipendenti rappresentano ogni anno l'80% delle nuove uscite
musicali: questo ci mette in una posizione di forza eccezionale,
perciò è necessario organizzarci insieme". Smith ha sottolineato
in questo senso il lavoro di Merlin Network, agenzia che si
occupa dei diritti digitali per le etichette indipendenti, alle
quali ha distribuito 353 milioni di dollari nell'ultimo anno.
Proprio le sfide dello streaming sono al centro delle
attenzioni di IMPALA, dalle difficoltà nelle rotazioni
radiofoniche alle playlist di Spotify o Apple Music, che
sembrano ignorare gli indie o anche solo i fenomeni locali:
"Anche le major hanno problemi di localizzazione e diversità
culturale delle playlist, basate molto sugli ascolti americani -
dice Michel Lambot di IMPALA - E' un problema di algoritmi, la
transizione digitale non è ancora veramente completa". E
mentre anche in Italia lo streaming si prepara a entrare nei
conteggi per le classifiche FIMI degli album, come ricordato da
Dario Giovannini, vicepresidente di PMI e direttore di Carosello
Records, le indipendenti fronteggiano altre sfide: come la
tecnologia delle blockchain nota per le monete elettroniche come
Bitcoin, una frontiera che Marcus O'Dair, professore della
Middlesex University London, pensa vada studiata con attenzione
per evitare un 'effetto Napster' ("Stiamo andando in quella
direzione, lo dice anche il WEF") e per cercare trasparenza e
rapidità di transazioni. Ultimo tema la direttiva sul
copyright in votazione al Parlamento Europeo e di cui si prevede
un'adozione definitiva nel 2018, e su questo punto IMPALA ha
ribadito l'opposizione all'eccezione sui contenuti
user-generated: "Rischia solo di tagliare le gambe alla lotta
sul value gap - ha detto Matthieu Philibert delle segreteria
IMPALA - Piattaforme come YouTube devono impegnarsi a garantire
i diritti delle opere caricate sui loro servizi streaming".