"Era un modo di proteggere gli
studenti di talento". Così una docente del Conservatorio
Giuseppe Verdi di Milano, tra i tre professori oggi interdetti
per un anno dalla possibilità di insegnare ancora, si è difesa,
nell'interrogatorio preventivo davanti al gip, dall'accusa di
aver incassato denaro e regalie per far entrare studenti cinesi
ai corsi di canto, alterando l'esito delle commissioni
esaminatrici.
Come si legge nell'ordinanza firmata dalla gip Alessandra Di
Fazio, nell'inchiesta della Squadra mobile e del pm Giovanni
Polizzi, la docente, pur ammettendo alcune condotte di falso, si
è giustificata "affermando che era un modo per proteggere gli
studenti di talento, che potevano altrimenti essere danneggiati
in commissione, dalla condotta di altri colleghi che magari
favorivano studenti meno meritevoli". Tra i messaggi acquisiti
nelle indagini, ad esempio, uno in cui si diceva: "prepariamo
delle domande che io posso fare a lui, ieri non capiva niente di
italiano".
Ci sarebbe stato anche uno scambio di "foglietti con i
nominativi dei privatisti" che dovevano passare sempre con
l'obiettivo, così hanno messo a verbale gli indagati, di
"tutelare il talento". Studenti, però, che pagavano, prima degli
esami, "80-100 euro a lezione" ai prof al centro dell'inchiesta.
Un altro dei docenti, interrogato, si è difeso pure dicendo che
i regali che lui riceveva dagli studenti "non erano nulla, se
paragonati ad altri beni di lusso ricevuti da altri colleghi",
quasi "a giustificare - scrive la gip - una prassi ricorrente".
Lo stesso insegnante avrebbe avuto "l'abitudine" di mandare agli
studenti cinesi dei "link per farsi regalare dei beni". A
verbale alcuni candidati hanno raccontato che "pretendeva" anche
"40-50mila euro" per pilotare l'accesso ai corsi.
Così la gip, dopo aver ricostruito passo passo l'inchiesta
nelle 185 pagine del provvedimento, scrive che il "quadro" che
emerge "dagli interrogatori" degli indagati "è desolante",
perché "dimostrano di non aver in alcun modo compreso il
disvalore delle condotte commesse, giustificandole con il fine
di premiare studenti meritevoli" e "minimizzandole" sulla base
"di presunti comportamenti scorretti di altri colleghi".
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