Utilizzare un vecchio ombrellone,
trovato per strada, per raccontare i drammi e le sofferenze dei
minatori, di chi è stato costretto per secoli ad estrarre il
carbone con paghe da fame, in cunicoli bui, spesso allagati, a
rischio della propria vita. L'idea è dell'artista Umberto
Ippoliti che nel suo atelier romano (a via Pindemonte 30b) ha
allestito la mostra "Sferocromia", dove questa gigantesca tela,
realizzata con il Biochar, una sorta di carbone chimico, ma
sostenibile, troneggia, catturando l'attenzione del visitatore.
L'opera, che ha vinto il primo premio all'esposizione
organizzata all'Istituto Superiore Antincendi, è solo una delle
tante che si possono ammirare in questo spazio, aperto da tre
anni, ormai diventato luogo cult per artisti romani e
internazionali. Qui infatti spesso espongono, come ora con
'Sferocromia', anche altri artisti, oltre a Ippoliti, le cui
tele coloratissime con figure tra l'etno e l'astratto,
realizzate con materiali di recupero, creano una grande
atmosfera. Tra questi c'è la ceramista e storica dell'arte,
Eugenia Querci, i cui lavori sono infiniti racconti di natura e
di suoni. Installazioni che, come 'Metamofica' o 'Tempo di Pan',
parlano di aria e di sogni.
All'inaugurazione della mostra, tra le varie forme d'arte, ha
trovato il suo spazio anche la poesia. Il poeta Claudio Damiani,
ha letto alcuni suoi versi, conversando con Eugenia Querci,
regalando anche lui colori e suggestioni.
In mostra anche le opere di Manuela Scannavini e Ilaria
Turini.
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