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'Trittico Dragonetti De Torres' al Munda

'Trittico Dragonetti De Torres' al Munda

Torna all'Aquila dopo un'assenza di quasi un secolo

L'AQUILA, 13 dicembre 2024, 14:21

Redazione ANSA

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Il Museo Nazionale d'Abruzzo ha mostrato questa mattina la sua ultima acquisizione, il 'Trittico Dragonetti De Torres', opera del pittore Antoniazzo Romano (1453/40-1508) e di un suo collaboratore, raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Battista e Maria Maddalena, eseguito intorno al 1490.
    Realizzato probabilmente come immagine per la devozione privata, o come pala d'altare destinata ad abbellire la cappella gentilizia di una chiesa, viene citato per la prima volta da Luigi Serra nel 1912 nella collezione aquilana dei marchesi Dragonetti, collocato al primo piano del palazzo Antonelli Dragonetti De Torres in via Roio a L'Aquila.
    Il Trittico si trovava fino alla metà degli anni Trenta del Novecento nel cosiddetto 'Museo Dragonetti' e fu assegnato ad Antoniazzo dagli storici dell'arte Bernard Berenson e Raimond van Marle. Esposto nel 1938 alla mostra dedicata a Melozzo da Forlì nell'omonima città romagnola, fu conservato nella dimora romana della famiglia, ma presto se ne persero le tracce.
    Dipinto a tempera su tavola, con dimensioni importanti (cm.
    129,5 ž 164,1), il Trittico ritorna all'Aquila dopo un'assenza durata quasi un secolo. I segni delle numerose vicissitudini sono rintracciabili nella perdita della carpenteria lignea originale e nel ritaglio dei tre pannelli che, eseguito in epoca remota, ha causato la rimozione della parte superiore del trono della Vergine e della porzione inferiore del fregio che corre sotto i piedi dei personaggi.
    "L'attività principale di un museo di territorio come il nostro - spiega la direttrice del Munda Federica Zalabra - è farsi interprete del racconto del patrimonio artistico di riferimento grazie ad opere che ne narrino le vicende e la storia. L'ingresso di quest'opera nelle collezioni del Museo Nazionale d'Abruzzo mette a disposizione del pubblico e dona alla città quanto un tempo era custodito a L'Aquila in un luogo privato e inaccessibile e sottolinea il ruolo del museo come casa della cultura dell'intera regione".
   

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