Le parole non bastano più. Per la
difesa dei diritti umani servono azioni. E' la lettera appello
che l'Oxfam indirizza alle aziende italiane in occasione della
Giornata Mondiale dei Diritti Umani. L'ultimo report della World
Benchmark Alliance, di cui Oxfam fa parte, rileva come il 64%
delle 244 aziende analizzate negli ultimi 5 anni abbia assunto
impegni, ma siano ancora insufficienti le azioni concrete ed
appena il 16% è in grado di dimostrare azioni di prevenzione
all'interno delle proprie filiere. Il 20% delle aziende
analizzate hanno migliorato meccanismi interni di segnalazione e
reclamo, rendendoli più accessibili, ma la loro efficacia è in
ritardo ed inoltre più del 60% delle segnalazioni di rischi e
impatti gravi riguardano non l'azienda ma le filiere nel loro
complesso.
"Oggi nel mondo 9 posti di lavoro su 10 sono concentrati nel
settore privato. Un dato che rende oltremodo evidente quanto la
tutela dei diritti umani lungo le filiere globali che portano
beni e servizi a casa nostra, dipenda sempre più dalla
definizione di modelli d'impresa responsabili, consapevoli e
trasparenti, in grado di scongiurare e prevenire fenomeni di
sfruttamento che ancora riguardano milioni di lavoratori in
tanti settori", spiega Marta Pieri, Responsabile Private Sector
Engagement dell'organizzazione.
"Per questo è cruciale che le imprese anche in Italia,
soprattutto le più grandi, inizino a tradurre in azioni concrete
le tante dichiarazioni d'intenti che si sono susseguite negli
ultimi anni".
In vista dell'entrata in vigore della nuova Direttiva sulla
Due Diligence (CSDDD) che obbliga le aziende europee con più di
1000 dipendenti e 450 milioni di fatturato a mettere in piedi un
sistema di strumenti e procedure per conoscere quali sono i
propri impatti sui diritti umani e sull'ambiente, per prevenirli
e mitigarli Oxfam ricorda il suo Advisory Service. "Lavoriamo
con le aziende per aiutarle a conoscere l'impatto delle proprie
operazioni e delle proprie filiere sui diritti umani, ma
soprattutto per accompagnarle ad applicare gli strumenti su cui
hanno ancora le maggiori difficoltà, come la prioritizzazione
degli impatti e i meccanismi di segnalazione e reclamo.
Rispettare i diritti umani svolgendo il proprio business è una
responsabilità etica di tutte le imprese da sempre: certamente
non deve esserlo solo per la nuova direttiva europea."
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