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L'esploratore Recchi: 'Salvare l'oceano è possibile'

L'esploratore Recchi: 'Salvare l'oceano è possibile'

La ricetta per salvare i mari passa dalla tavola (e non solo)

ROMA, 07 giugno 2024, 19:03

di Chiara Venuto

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   "Dentro tutti noi c'è un pesce primordiale: le nostre mani sono pinne palmate, mentre i singhiozzi residui della respirazione branchiale. Però noi consideriamo i pesci come animali di serie B, non ce ne importa niente". Quando si parla di mare, Alberto Luca Recchi ha le idee molto chiare. Esploratore italiano che - tra gli altri successi - ha fatto per primo spedizioni alla ricerca di squali e balene nel Mediterraneo, da anni fa il divulgatore sul mondo subacqueo.

    In occasione della Giornata mondiale degli oceani, ha voluto ricordare perché è possibile salvarli, anche se richiede impegno. Certo, l'errore è aver portato la Terra a questo livello di allerta. "Non romperesti mai qualcosa che non sai riparare", commenta Recchi. Ma è ciò che è successo. Secondo Copernicus, la superficie del mare lo scorso aprile ha raggiunto la temperatura più alta mai registrata per questo mese. Le microplastiche sono una realtà accertata, i riversamenti nei bacini d'acqua un problema, e a questo si aggiungono le specie aliene che vengono a vivere nei nostri mari (e a mangiare la nostra fauna).
    Sembrano ormai problemi evidenti, "ma in realtà non li vediamo - riflette l'esploratore - quando guardiamo l'oceano pensiamo a quanto è bello, ma solo tuffandosi si vede la sua malattia".
    Recchi lo sa, perché sotto il livello del mare c'è stato tante volte anche come fotografo subacqueo. Ma resta ottimista.

    La sua ricetta per la tutela degli oceani si basa su due ingredienti: la cultura ecologista, che è già in via di diffusione, e il miglioramento delle tecnologie. "Secondo me la scienza riuscirà a inventare un batterio ghiotto di plastica - ha confidato -, mentre per quanto riguarda il cibo sogno il pesce coltivato in laboratorio". Un'innovazione che, però, sembra lontana dal diffondersi in un'Italia in cui su questi temi la polemica è ancora aperta.

    Nel frattempo, si può fare altro. Se "mangiare è un atto politico e può essere un gesto d'amore per l'ambiente", dice Recchi, "bisogna cucinare ciò che sta in basso nella catena alimentare, invece di scegliere i superpredatori". Tra questi ci sono il pesce spada, ma anche i membri della famiglia degli squali: razza, palombo, gattuccio, verdesca, vitella del mare.
    Insomma: più tortini di alici e meno pesce spada alla messinese.

    Anche perché "gli squali sono ben diversi da come ce li hanno sempre fatti vedere, me incluso - ha ricordato - io sogno un mondo in cui un bambino urla 'Mamma, mamma, c'è uno squalo!', e lei gli risponde 'Forza, facciamo il bagno'. Dove ci sono i grandi pesci c'è vita, ed è ciò di cui abbiamo bisogno". 

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