L'associazione Gomitolorosa,
presieduta dal senologo Alberto Costa, riutilizza la lana che
altrimenti andrebbe smaltita come rifiuto speciale, per
realizzare progetti di "Lanaterapia" nei reparti oncologici,
soprattutto legati a tumori femminili come quello al seno o alle
ovaie. Nei reparti oncologici si mettono a disposizione gomitoli
di lana, con cui le pazienti possono sferruzzare durante le
attese per gli esami o per la terapia. Per dare una seconda vita
alla lana l'associazione sta sperimentando anche un nuovo
progetto ambientale e sociale: le palline "Lanasciuga", quelle
che servono a velocizzare i tempi nell'asciugatrice, realizzate
in maniera artigianale da ospiti di centri accoglienza, le prime
in Italia di lana autoctona.
I progetti sono stati presentati oggi a Biella nel convegno
nazionale per la terza "Giornata europea della lana", che
ricorrerà il 9 aprile, organizzato proprio dall'associazione
Gomitolorosa, in collaborazione con l'Agenzia Lane d'Italia e
Legambiente, con il patrocinio del ministero dell'Ambiente e
della sicurezza energetica. Sono due esempi di attività che
puntano a trasformare la lana da rifiuto a risorsa,
utilizzandola in modo creativo, utile e sostenibile, tenendo
conto del fatto che è ormai diventata un rifiuto e classificato
speciale: non può essere abbandonata e nemmeno bruciata. Eppure
gli ovini allevati per carne e prodotti caseari vanno tosati e
la loro lana, considerata di poco pregio e sostituita ormai
spesso da materiale sintetico, è un rifiuto. Un altro progetto,
"Agrivello", mira a convertire lana di pecora in fertilizzante
da utilizzare in ambito agronomico. E' di Chiara Spigarelli, 33
anni, agronoma zootecnica di Udine, che ha creato per questo una
startup.
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