(dell'inviata Manuela Correra)
Arrivando a Medyka, piccolo
villaggio nel sud-est della Polonia, colpiscono le lunghe file
di tir, in attesa di oltrepassare il confine e raggiungere
l'Ucraina. Questo paesino è una delle porte d'ingresso per
raggiungere Leopoli, che dista circa 80 km, maestosa città dal
sapore austro-ungarico finora solo lambita dalla guerra in corso
con la Russia. Oltrepassare il confine oggi è semplice, molti
ucraini fanno la spola tra i due Paesi e sono moltissimi quelli
che hanno deciso di rientrare in patria scegliendo di stabilirsi
proprio a Leopoli, Lviv in ucraino, città che sta assumendo
sempre di più il ruolo di crocevia della rinascita.
"A Medyka - racconta Michael, autista polacco che vive a
Cracovia - ho accompagnato vari soldati, anche stranieri, e
uomini d'affari. Tutti diretti a Lviv. Ma da qui passano pure
tanti ucraini che tornano nel loro Paese".
Lasciate le campagne, lungo la strada spoglia costellata da
antiche chiese e altari consacrati alla Madonna, il cui culto è
particolarmente sentito in questa zona, Leopoli si impone
improvvisamente alla vista con i suoi palazzi, i suoi viali e la
sua vitalità. Un'immagine che pare stridere con la realtà di un
Paese in guerra da oltre un anno ma che, allo stesso tempo,
rende evidente come le cose, almeno qui, stiano probabilmente
iniziando un nuovo corso.
E l'aria del cambiamento si respira forte in un luogo simbolo
della città, lo storico Bank Hotel, che ha sede nell'edificio
ottocentesco dell'ex banca austro-ungarica nel centro storico di
Lviv. Soprattutto negli ultimi mesi, racconta Mariana - 27 anni,
una laurea in filologia ed un impiego alla concierge dell'hotel
-, "qui c'è stato un gran fermento: oltre alla stampa
internazionale, sempre più numerose arrivano le delegazioni,
uomini d'affari, compagnie mediche. Vengono organizzati numerosi
meeting e conferenze di tema economico, con molti relatori
stranieri. Abbiamo già tante prenotazioni per l'estate. Al Bank
Hotel ha fatto tappa di recente il presidente Zelensky. In molti
eventi qui, si parla tanto anche di ricostruzione del Paese".
Insomma, una sorta di punto d'incontro di politici, economisti,
medici ucraini e stranieri, ed al centro resta il tema della
rinascita di un Paese profondamente ferito dalla guerra ma, dice
Mariana, "determinato a rialzarsi". Certo, aggiunge, "la sirena
ha suonato anche ieri notte e tutti gli ospiti sono scesi nel
rifugio, sotto l'hotel, ma a Lviv i bombardamenti dall'inizio
della guerra sono stati rari. La guerra c'è ma qui siamo
vicinissimi alla Polonia e non è facile per la Russia agire".
Quando finirà? "La guerra non durerà all'infinito ma credo
non terminerà subito. Molti uomini ucraini continuano ad andare
al fronte. Anche mio padre è lì. Allo stesso tempo, però, si
inizia a parlare di ricostruzione. Quello che ci vuole -
ammonisce la giovane - è una maggiore pressione politica
internazionale. Penso che a questo punto non abbiamo bisogno di
più armi quanto di più persone e Stati che combattano
politicamente per noi". E per Michael, che si augura la guerra
termini con la vittoria dell'Ucraina, "Putin pensava sarebbe
stato facile, invece ora ha un grosso problema. Ha commesso un
enorme errore".
Intanto a Leopoli i locali ed i ristorantini del centro
iniziano a riempirsi per la cena. Il parco che fronteggia il
Teatro nazionale dell'Opera è zeppo di giovani e ci sono
capannelli di ragazzi intorno a musicisti di strada. I bambini
si divertono con i giochi d'acqua zampillanti sulla piazza e le
mamme li fotografano. Si vende lo zucchero filato. Ma il
richiamo alla guerra è comunque presente: lungo il viale
campeggia una sorta di altarino con il ritratto di Putin e sotto
è posato un fucile vero. Due giovani si avvicinano e chiedono se
vogliamo fare il tiro al bersaglio. Il traffico però aumenta,
così come il vociare e la gente che affolla le strade. A
Leopoli, nonostante tutto, le prove per la pace e la normalità
sono ormai iniziate.
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