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Still I Rise, 'sentenza storica della Cedu sull'hotspot a Samos'

Corte europea ha condannato la Grecia per violazione dei diritti

09 ottobre 2024, 15:02

Redazione ANSA

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(di Valentina Maresca) (ANSAmed) - ROMA, 09 OTT - (di Valentina Maresca) Una sentenza che rappresenta una pietra miliare nel percorso delle persone in fuga ed è arrivata il 3 ottobre 2024, 11esimo anniversario della strage di migranti al largo di Lampedusa: in questa data così significativa la Cedu ha condannato la Grecia per violazione dei diritti umani di sette minori non accompagnati presso l'hotspot di Samos nel 2020.

"Si tratta di una sentenza storica, perché per la prima volta la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo parla di condizioni non in linea, per nessun individuo, con l'art.3 della Convenzione", ha detto ad ANSAmed Giulia Cicoli, direttrice comunicazione e fundraising di Still I Rise, associazione che con quella di avvocati I Have Rights ha presentato denuncia nel 2019 contro le autorità greche per la "criminale gestione dell'hotspot di Samos".

Parole cui ha fatto eco la condanna della Cedu. La Corte, infatti, "ha riconosciuto che le condizioni di vita nel Centro di Accoglienza e Identificazione (Ric) di Samos all'epoca costituivano un trattamento inumano e degradante per qualsiasi individuo, indipendentemente da una vulnerabilità specifica", ha commentato Cicoli.

Gli eventi risalgono al 2020 presso l'hotspot di Samos, dove gli adolescenti - oggi maggiorenni - hanno subito trattamenti inumani e degradanti, oltre a violazioni dei diritti umani. Il governo greco è ora obbligato a versare un risarcimento per un totale di 41.500 euro. A fronte del risibile aspetto economico che vedrà i sette ragazzi ricevere poche migliaia di euro a testa, "siamo soddisfatti che sia stata fatta giustizia", ha sottolineato Cicoli, ricordando che l'associazione Still I Rise è nata sull'isola greca nel 2018 "per supportare i minori che vivevano nell'orrore, senza alcun rispetto dei loro diritti umani".

Cicoli ha rievocato l'odissea che ha preceduto questa sentenza: "Non abbiamo presentato solo la denuncia in Grecia ma anche in Italia, poi ci sono state tre interrogazioni al Parlamento europeo e lettere aperte alla commissaria Ylva Johansson e infine ci siamo rivolti alla Cedu, che in due giorni ha ordinato di trasferire i minori in una comunità idonea. Due anni fa la Corte ha proposto a noi e al governo greco un patteggiamento, ma tutti i ragazzi hanno deciso di continuare la procedura per ottenere giustizia ed evitare che altri minori attraversino quello che hanno subito loro".

I sette minori non accompagnati erano arrivati a Samos all'età di 14-17 anni dalla Turchia per richiedere asilo dopo essere fuggiti da guerre e violenze in Siria, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo e Camerun. Ormai maggiorenni, oggi vivono in vari Paesi europei dove sono approdati grazie alla riunificazione familiare, studiano e lavorano.

Nonostante il loro status, al tempo dei fatti sono stati lasciati dalle autorità greche senza alcun supporto materiale o psicosociale nel sovraffollato hotspot di Samos. Per un periodo compreso tra 6 e 10 mesi, questi adolescenti hanno dovuto provvedere autonomamente a loro stessi in condizioni che l'ex commissaria europea per i Diritti Umani Dunja Mijatović ha descritto come una "lotta per la sopravvivenza".

Come sottolinea il comunicato congiunto di Still I Rise e I Have Rights, il Ric di Samos è stato uno dei cinque hotspot creati sulle isole greche per attuare l'accordo Ue-Turchia. Nel 2020, oltre 7.000 persone vivevano in rifugi di fortuna attorno alla struttura, la cui capacità ufficiale era di 648 persone. Le condizioni di vita erano caratterizzate da mancanza di accesso alle cure mediche, esposizione alle intemperie, strutture sanitarie sovraccariche, scarsa qualità del cibo, tensioni sociali e standard di sicurezza inadeguati. In meno di un anno, quattro incendi hanno distrutto parti del campo.

Intanto la situazione a Samos non è migliorata, nonostante la chiusura del Ric nel 2022 e l'apertura di un nuovo Centro di Accesso Controllato Chiuso (Ccac) per cui l'Ue ha versato decine di milioni di euro.

"Nonostante il trasferimento più veloce dei migranti, si tratta di una prigione il cui accesso è interdetto ai giornalisti, quindi non abbiamo testimonianze di cosa avvenga davvero al suo interno", ha denunciato Cicoli.

La scorsa primavera, ancora una volta la Cedu ha emesso misure provvisorie in relazione alle condizioni di vita nel Ccac, ordinando alle autorità greche di fornire a una madre e al suo bambino un alloggio adeguato. "I minori non accompagnati sono di fatto detenuti 24 ore su 24 nel Ccac di Samos", ha riferito Ella Dodd, coordinatrice di I Have Rights. "Per 16 ore al giorno sono rinchiusi nella cosiddetta 'zona sicura', una sezione della struttura circondata da filo spinato. Detenere i bambini in una struttura disumanizzante non può essere la risposta per chi cerca sicurezza". (ANSAmed).

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