Secondo l'Associazione marocchina per l'aiuto ai migranti in situazioni difficili (Amsv) di Oujda, che monitora i casi di cittadini marocchini scomparsi e detenuti lungo le rotte migratorie in Tunisia, Libia e Algeria, l'operazione è stata condotta in due fasi: alcuni detenuti avevano scontato più di tre anni in prigione, oltre a un anno di detenzione amministrativa. L'associazione attualmente gestisce oltre 480 casi di marocchini detenuti in Algeria. Inoltre, sei corpi rimangono negli obitori algerini, tra cui due giovani donne della regione orientale del Marocco, in attesa di procedure giudiziarie e amministrative.
Di recente, riferisce l'associazione di Oujda, è stato chiesto l'intervento della Croce Rossa (Cicr), dopo segnalazioni di condizioni di detenzione preoccupanti, tra cui mancanza di assistenza medica, restrizioni alla comunicazione con le famiglie e limitata rappresentanza legale. I detenuti marocchini, accusati tra l'altro di "tratta di esseri umani, riciclaggio di denaro, immigrazione illegale e formazione di bande criminali", hanno affrontato processi "senza un'adeguata difesa o assistenza legale".
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