Un Creonte che, al contrario di sua moglie Euridice, alla fine non si abbandona allo strazio del dolore, ma, colpito da un destino troppo pesante, è annichilito dal sentirsi ormai un niente, come dice, e Sebastiano Lomonaco questo rende con misura e sospensione della voce senza più qualsivoglia inflessione, mentre attorno tutto crolla e arrivano gli applausi, calorosi, del pubblico del teatro Verga a questa bella ''Antigone'' firmata da Laura Sicignano, nuova direttrice dello Stabile di Catania.
Dal 7 al 12 gennaio, dopo aver girato la Sicilia, lo
spettacolo inizia al Bellini di Napoli una lunga tournee le cui
tappe principali saranno Genova (alla Corte 28 gennaio-2
febbraio), Lecco (5 febbraio), Treviso (7-9 febbraio), Milano
(Carcano, 20 febbraio-1 marzo), Verona (3-8 marzo), Trieste
(11-15 marzo) e Firenze (pergola, 14-29 marzo)-
Un testo classico per andare alle radici della Magna Grecia
siciliana e assieme un personaggio che ha sempre fatto
riflettere sul ruolo della donna e sul difficile rapporto tra
ragion di stato e valori universali che da quella trascendono,
tra rispetto della legge e leggi superiori in nome del rispetto
della vita e della morte.
E già da questo, in particolare in
quella sponda del mediterraneo, se ne colgono gli echi
nell'attualità dei nostri giorni, quasi nella cronaca se il
pensiero va a un'Antigone odierna come Carola Rakete. In nome di
una legge superiore che impone il rispetto dei morti e di un
consanguineo in particolare, la sorella Antigone si oppone
all'editto e trasgredisce l'ordine che prevede in tal caso la
pena di morte. A dare a questa donna pietosa, appassionata,
ribelle e vittima, quella verità intensa e misurata, che sta sul
confine tra sentimento e ragione e deriva da un destino
maledetto che la rende una profuga e una diversa, è Barbara
Moselli, applauditissima alla fine con tutti gli altri
interpreti, dalla Ismene di Lucia Cammaleri all'Euridice di Egle
Doria, dall'Emone di Luca Iacono al Tiresia di Franco Mirabella,
molti con una doppia parte.
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