A gennaio TikTok potrebbe essere vietato in America per effetto della legge voluta da Biden ma votata bipartisan, vendi o sei al bando, ma i motivi erano commerciali (la proprietà cinese) e di sicurezza. In alcuni paesi americani invece nello Utah, in Florida, in Arkansas, Louisiana, Ohio e Texas il divieto è per proteggere i bambini dai danni dei social cui si aggiunge la decisione clamorosa di New York lo scorso febbraio di fare causa a TikTok, Facebook e YouTube per i danni alla salute mentale di bambini e ragazzi poichè le piattaforme di Meta, Snap, ByteDance e Google sarebbero state «consapevolmente progettate, sviluppate, prodotte, gestite, promosse, distribuite e commercializzate per attrarre, catturare e creare dipendenza nei giovani, con una supervisione minima da parte dei genitori.
E' di qualche giorno fa che anche l'Albania si è aggiunta ai paesi con il bando dei social, dopo Francia, India, Canada, parti dell'Australia in cui sono in vigore divieti. Cosa sta succedendo? Perchè dalle raccomandazioni e dai dibattiti tra genitori si sta passando a vere e proprie messe al bando?
C'è un documentario inglese su Channel 4, che si può vedere anche sul web, su YouTube, si intitola Swiped The school that banned the smartphones è una sorta di esperimento sociale sugli smartphone piuttosto sconvolgente. Dunque in una scuola secondaria dell'Essex si provava a capire come contrastare ansia e stress tra gli scolari undicenni. Un gruppo di loro ha accettato di consegnare i propri telefoni per tre settimane. In una modalità da reality show si vede tutto quello che accade a scuola e in casa, con le reazioni dei ragazzi, i commenti dei prof e a casa.
Le storie dei genitori erano quelle che tutti conosciamo, riguardano noi stessi, le nostre famiglie e i nostri figli nessuno escluso tranne eccezioni: i bambini incapaci di stabilire un contatto visivo con gli adulti, che non chiacchierano più con facilità, che trascorrono ore da soli magari restando svegli fino a notte fonda. Alcuni studenti, nel documentario, passavano cinque, sei, persino nove ore al giorno al telefono. Facevano "amicizia" con perfetti sconosciuti, ricevevano lettere di odio, soffrivano di attacchi di panico, passavano dalla normalità all'autolesionismo. I sondaggi, riportati da Swiped con dati inglesi (ma al di là delle percentuali più o meno simili potrebbero essere gli stessi in Italia) affermano che un quarto degli undicenni britannici ha guardato pornografia online. Un bambino è morto in circostanze tragiche strettamente collegate al suo utilizzo dei social media e anche noi, sappiamo purtroppo bene, abbiamo avuto casi limite simili.
L'indagine è stata approfondita. Un team di monitoraggio della York University ha scansionato il cervello dei bambini e ha notato che molti soffrivano di deterioramento della materia grigia, nonostante fossero bambini eloquenti, intelligenti e normali. Nel film li vediamo gettare i loro telefoni in una scatola di vetro e osserviamo i loro sintomi iniziali di astinenza da dipendenza. Erano acutamente annoiati, silenziosi durante i pasti e avevano un sonno disturbato.Eppure, nel corso delle settimane, i test e le interviste con bambini e genitori sono stati fuori discussione. Solo tre settimane senza telefoni hanno visto un netto calo del 17% nei sintomi di ansia e depressione. I bambini hanno avuto una media di un'ora di sonno in più e un miglioramento del 3% nella memoria. Gli attacchi di panico di una bambina sono cessati. Il più significativo è stato l'inquietante senso di normalità dei bambini. "Pensavo che una parte di me fosse scomparsa... Sono scesa... Ho fatto delle cose con la mia famiglia... Ho trovato mia madre...". Anche i genitori hanno riferito di un breve periodo di felicità familiare e hanno temuto "il ritorno dei telefoni".
Non c'è forse un esperimento sociale simile in Italia ma il dibattito suscitato da questo documentario in Gran Bretagna riguarda pienamente anche noi.
C'è un'ondata di malattie mentali infantili, aumenti di disturbi mentali, aumenti di ricoveri di urgenza, si parla di una vera epidemia di salute mentale che non va affatto sottovalutata e che merita di uscire dai confini dell'emergenza per questo o quel singolo fatto. Sul Guardian si riferiva del bestseller dello psicologo americano Jonathan Haidt, che nel libro The Anxious Generation , (La generazione ansiosa, pubblicato in Italia da Rizzoli) ha tracciato un'identica ondata di malattie mentali negli Stati Uniti. Ciò è chiaramente datato all'arrivo dei social media a metà degli anni 2010. Facebook, WhatsApp e ora TikTok hanno staccato i giovani americani dal loro contesto sociale e li hanno depositati in un mondo alieno e potenzialmente pericoloso.
Chi può sentirsi immune? Guardiamoci attorno e guardiamo le nostre stesse dipendenze e quel che è peggio quelle dei giovani. Nel dibattito inglese c'erano esempi di come contrastare questo fenomeno: multare i provider di social media è come schiacciare le mosche, ho letto. Bandire i telefoni dalle scuole è una soluzione? Alcuni esperti hanno chiesto al governo spagnolo, in un rapporto che invita i medici a chiedere informazioni sul tempo trascorso davanti a uno schermo durante i controlli, che gli smartphone venduti in Spagna riportino un'etichetta che avverta gli utenti dei loro potenziali effetti sulla salute proprio come accade sui pacchetti di sigarette.
Il documentario Swiped ha dimostrato che il potere di risolvere una dipendenza ormai radicata nelle case e tra genitori e figli deve risiedere altrove. La paura di perdersi qualcosa è la più potente delle tossine sociali. Lo smartphone ha il tipo di presa sulle menti di bambini di nove o 10 anni che l'alcol e le droghe possono avere sugli adulti.
Gruppi di genitori come National Online Safety, Sicuri sul web e altre associazioni si stanno formando in tutta Europa, agiscono con app o incontri per fornire agli adulti le informazioni necessarie per conversare consapevolmente di sicurezza online con i propri bambini. Accanto a questo movimento ne sta salendo un altro più radicale che dice che gli smartphone prima o poi dovranno essere universalmente vietati ai giovani sotto i 16 anni, con la stessa ferocia con cui sono vietate sigarette, droghe e coltelli. Un divieto duro e un po' choccante ma l'unico che stroncherebbe quella che sta emergendo come una vera e propria dipendenza con tutte le dinamiche di assuefazione, astinenza ecc.
Alcuni mesi fa ha fatto rumore in Italia le migliaia di firme sulla piattaforma Change.org in cui un qualificatissimo gruppo di pedagogisti, psicoterapeuti, neurobiologi, neuropsichiatri infantili e altri esperti si è fatto promotore di una petizione, per chiedere al governo italiano un'ulteriore stretta sugli smartphone, precisamente niente telefoni personali a chi ha meno di 14 anni e nessun profilo social per gli under 16. Un appello, credo fosse settembre, che arrivava dopo il divieto all'utilizzo degli smartphone in classe fino alla terza media - anche per scopi didattici - voluto dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. Le prime sigle dell'appello sono di due esperti noti, il pedagogista Daniele Novara, direttore del Cpp, Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti e del medico e psicoterapeuta Alberto Pellai. Tra i firmatari anche molti attori e genitori da Paola Cortellesi a Pierfrancesco Favino. Portavano gli esperti le loro convinzioni sui rischi dell'esposizione precoce e giungevano a conclusioni simile a quelle riferite dal dibattito inglese dopo il documentario choc Swiped ossia che solo un divieto netto potrebbe fermare la problematica
Troppo forte? Si è detto che non bisogna lottare contro la tecnologia ma farsela amica, averne un uso consapevole, educare all'uso, non retropensare visto che stiamo parlando di un fenomeno di una generazione nata digitale però bisogna riflettere sul serio su quello che accade davanti ai nostri occhi: questa tecnologia così a lungo elogiata sta ora dissolvendo i legami che dovrebbero essere al centro delle relazioni familiari e amicali di un bambino. e questo vale anche per gli adulti. Non c'è un precedente a fare giurisprudenza, il precedente siamo noi ora.
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