Forse l'attore giapponese più popolare (all'estero) di tutti i tempi, Ken Watanabe si diverte ad alternare teatro, cinema indipendente e kolossal hollywoodiani.
Lanciato nello star-system occidentale con "L'Ultimo Samurai", grazie al quale si beccò una nomination agli Oscar come migliore attore non protagonista, ha continuato a inanellare successi. Ecco allora "Memorie di una Geisha", "Batman Begins", "Lettere da Iwo Jima" e "Inception". Non è dunque una sopresa che Gareth Edwards, quando si è trattato di rilanciare l'epopea di Godzilla nell'anno del suo sessantesimo anniversario, lo abbia cercato e convinto a far parte della partita.
Che cosa l'ha convinta ad accettare la parte?
Quando ho incontrato Gareth per la prima volta mi ha spiegato quale era la sua visione per questo film e quali temi avrebbe voluto toccare. Insomma, questo è il sessantesimo compleanno del film originale. Godzilla è nato infatti nel 1954 dopo la seconda guerra mondiale, dopo lo shock delle bombe atomiche. La gente ne era in qualche modo affascinata. Bene. Recentemente in Giappone abbiamo avuto a che fare con il collasso di una centale nucleare in seguito al terremoto e allo tsunami del 2011. Dopo tutti questi anni dobbiamo tornare a confrontarci con le stesse paure. Dopo tutti questi anni le cose che ci terrorizzano non sono cambiate. E dunque, forse, la gente finirà per appassionarsi a Godzilla nello stesso modo. E' davvero molto interessante. Così, come avrebbe fatto ogni attore giapponese che si rispetti, ho deciso di abbracciare il progetto.
Qual è il suo primo ricordo di Godzilla?
Non ho visto il film originale: uscì prima della mia nascita. Poi sono usciti cinque o sei film di Godzilla contro altri mostri. Che ci siano stati questi film di mostri, fatti apposta per i ragazzini, è una cosa buona. Ma allo stesso tempo, dopo tanti anni, è bene che si aggiungano altri sottotemi. Quando poi hi visto il primo film mi sono reso conto che ha dei tratti simili al nostro e mi sono domandato quale significato possa avere Godzilla. Ed è un significato profondo. Il lungo ruggito di Godzilla sembra quasi che castighi l'umanità per la sua follia. E' come se Godzilla rappresenti la coscienza stessa dell'essere umano. E' davvero un ruggito potente e ha al suo interno una nota di tristezza. Nel film, dopo il disastro in Giappone, la creatura si getta su San Francisco e la distrugge. Detto questo, la gente resiste e poi ricostruisce ciò che è andato perduto. Quindi c'è una nota di speranza pur nella disperazione. E questo un argomento centrale per il film.
Ci può raccontare qualcosa di Sally Hawkins, che nel film interpreta la parte della dottoressa Wates, sua collega?
E' bravissima, da sempre impegnata nel cimema indipendente. Questo forse è il suo primo film per una major. Abbiamo girato moltissime scene 'virtuali', con il blue-screen, ma lei è sempre stata creativa e intelligente. Abbiamo discusso spesso come gestisre queste situazioni strane... E alla fine abbiamo condiviso dei bei momenti insieme.
E invece lavorare con una superstar come Bryan Cranston (protagonista di Breaking Bad, ndr) come è stato?
Ma guardi, lui non si comporta proprio da 'diva'. E' generoso e gentile, molto amichevole. Abbiamo parlato molto tra una ripresa e l'altra. Ci siamo divertiti a lavorare insieme.
La prossima fatica?
Al momento solo un film piccolo, indipendente, con Matthew McConaughey. Ci sono tre attori. Niente computer o blue-screen. Si chiama "Sea of Trees".
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