La transizione energetica, che sta portando il mondo della mobilità verso un cambiamento irreversibile ed epocale, sta generando un clima di incertezza e difficoltà, che riguarda tutti gli attori coinvolti nella filiera automotive. Dai costruttori ai fornitori, passando per imprese e istituzioni, tutti stanno vivendo una situazione piuttosto complessa in cui, ai problemi legati alle vendite di mercato e alle difficoltà produttive, si vanno ad aggiungere normative sempre più stringenti e la spietata competitività del "gigante" cinese.
Questo lo scenario introdotto dal presidente Roberto Vavassori all'apertura dell'assemblea pubblica di Anfia, associazione nazionale filiera industria automobilistica, in corso a Palazzo Brancaccio a Roma, durante la quale è stato lanciato un appello al Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) affinché ci sia sostegno da parte delle Istituzioni in questo "momento delicato".
"Ritrovare la strada. Insieme per affrontare la transizione" è il titolo dell'evento che ha riunito nella Capitale associati, rappresentanti delle imprese e delle istituzioni e stakeholder, chiamati a intervenire sulle tematiche dell'evoluzione del settore, in primis la transizione tecnologica ed energetica della filiera automotive nello sfidante contesto competitivo globale.
"Per il secondo anno consecutivo - spiega il presidente Anfia - ci dovremmo fermare sotto 1 milione e 780mila autoveicoli immatricolati, 350mila in meno rispetto al 2019 e ben lontani dall'obiettivo del milione di autoveicoli leggeri prodotti annualmente. Di contro, la penetrazione della Cina sui mercati europei è in continua ascesa e si rende necessario prevedere un sistema di convivenza che non consenta al gigante asiatico di asfaltare in pochi anni l'insieme industriale e di ricerca europeo nel settore dell'automotive".
In questo contesto "occorre lavorare da subito su due piani ben distinti e tra loro interdipendenti: quello europeo e quello più specificamente nazionale". Da una parte, quindi supportare il non-paper predisposto dal governo italiano e ceco per ridisegnare in maniera efficace e credibile il percorso di transizione che porterà alla decarbonizzazione dei vettori energetici per i veicoli al 2035; dall'altra individuare per l'Italia alcune misure da implementare a favore delle aziende della filiera.
Per quanto riguarda il nostro Paese, infatti, aggiunge il presidente di Anfia, la situazione è "complessa e vede la presenza di un unico costruttore di volume che deve 'riappassionarsi' in maniera razionale al nostro Paese, alla filiera dei suoi componentisti, ai suoi stabilimenti e mirare alla conquista di oltre 1 milione di consumatori che oggi scelgono vetture non prodotte nel nostro Paese''.
Da qui l'appello al Mimit, che va nella direzione "di utilizzare le risorse del fondo automotive per il 2025 per l'adozione di tre misure: credito d'imposta diretto per attività di ricerca e sviluppo e innovazione sulle traiettorie tecnologiche della nuova mobilità; riduzione dei costi delle bollette energetiche degli stabilimenti produttivi della filiera; proroga dell'Ecobonus per i veicoli commerciali'' ha concluso Vavassori. Un appello accolto dal ministro Adolfo Urso che ha espresso pieno sostegno alla filiera si è impegnato a "gestire al meglio questa delicata fase per l'industria nazionale".
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