Nanoparticelle di diatomite e oro per
combattere il cancro colorettale. E' l'innovativo 'nanosistema'
capace di veicolare farmaci in maniera specifica verso le
cellule tumorali messo a punto da ricercatori del Consiglio
nazionale delle ricerche (Cnr-Isasi, Cnr-Ieos e Cnr-Irgb). I
risultati dello studio, sostenuto da Fondazione Airc, sono
pubblicati su International Journal of Nanomedicine.
Nel sistema messo a punto si sono utilizzate nanoparticelle
ibride, composte da diatomite, oro ed un farmaco anticancro, il
galunisertib, il tutto incapsulato in una matrice di gelatina.
Le nanoparticelle sono state progettate per riconoscere e
colpire selettivamente le cellule tumorali che esprimono la
proteina L1CAM, un marcatore associato alla progressione del
tumore e alle metastasi. "Il nostro nanosistema si basa su un
cuore di diatomite, una sostanza porosa derivata dai resti
fossili di alghe microscopiche. La sua struttura offre notevoli
vantaggi in termini di biocompatibilità e capacità di trasporto
di molecole farmacologiche", spiega Ilaria Rea, ricercatrice al
Cnr-Isasi. A rendere il sistema ancora più efficace è la
gelatina che avvolge il farmaco, che permette un rilascio mirato
del farmaco aumentando l'efficacia e riducendo al minimo gli
effetti collaterali. Il dispositivo sviluppato è anche in grado
di monitorare il rilascio dei farmaci e consentire l'imaging
diagnostico. Lo studio si è concentrato su L1CAM, una proteina
altamente espressa in diversi tipi di tumori, incluso il cancro
al colon retto, e strettamente associata alla progressione
tumorale, alla formazione di metastasi e alla resistenza ai
trattamenti. "L1CAM è una sorta di marchio molecolare delle
cellule tumorali più aggressive," aggiunge Enza Lonardo,
ricercatrice al Cnr-Igb. "Abbiamo scelto questa proteina per
garantire che il nanosistema possa riconoscere e colpire
selettivamente le cellule tumorali, evitando di danneggiare i
tessuti sani". Gli studi condotti finora hanno dimostrato che il
nanosistema è in grado di ridurre significativamente la massa
tumorale, senza causare effetti collaterali evidenti. "Questo
approccio potrebbe ridurre significativamente il rischio di
recidive e migliorare la sopravvivenza dei pazienti", afferma
Lonardo. "Il nostro obiettivo è portare questa innovazione nelle
corsie ospedaliere il prima possibile", conclude Anna Chiara De
Luca del Cnr-Ieos.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA