Nella provincia del Nord Kivu, nella
Repubblica Democratica del Congo, è in corso un focolaio di
vaiolo delle scimmie (mpox) che ha destato l'attenzione dei
ricercatori: delle 226 persone infettate da settembre a marzo,
il 53,8% è di sesso femminile secondo uno studio coordinato da
ricercatori della Catholic University of Bukavu in Congo,
pubblicato su Lancet Infectious Diseases. È una novità, che
potrebbe indicare che nella trasmissione del virus sta assumendo
un peso importante la trasmissione eterosessuale.
Esistono due ceppi di virus di vaiolo delle scimmie, il primo
(Clade I) è endemico nell'Africa centrale, compreso il Congo: a
partire dagli anni Settanta del secolo scorso è stato
protagonista di focolai scatenati dal contatto con animali e
dalla contagio sporadico da uomo a uomo. Fino allo scorso anno
non erano noti casi di trasmissione per via sessuale. Il secondo
ceppo dà luogo a un'infezione più lieve ed è stato responsabile
dell'epidemia del 2022-2023, durante la quale la grande
maggioranza delle infezioni erano legate a contatti sessuali tra
uomini che hanno rapporti con uomini.
I nuovi dati, scrivono i ricercatori, "evidenziano quelle che
sembrano essere dinamiche di trasmissione alterate rispetto alle
tradizionali interazioni uomo-animale e alla trasmissione
casuale da uomo a uomo, verso una trasmissione eterosessuale".
Se così fosse, aggiungono, c'è il rischio concreto di un aumento
dei contagi.
Intanto, nei giorni scorsi, lo stesso gruppo di ricerca ha
confermato sulla piattaforma medRxiv la presenza di una nuova
variante della Clade I del virus del vaiolo delle scimmie
(chiamato Clade Ib) che ha la capacità di trasmettersi per via
sessuale. La diffusione di questo ceppo "solleva notevoli
preoccupazioni", scrivono. "Senza interventi, ha il potenziale
per diffondersi a livello nazionale e internazionale".
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