(di Manuela Correra)
E' sopravvissuto due mesi Rick
Slayman, 62 anni, il primo paziente ad aver ricevuto da vivente
un rene di maiale geneticamente modificato, che gli è stato
trapiantato lo scorso marzo in Usa. Una possibilità, quella del
trapianto di organi animali geneticamente modificati, che
potrebbe potenzialmente rappresentare in futuro una grande
opportunità in più per i tanti pazienti in lista di attesa per
un organo, ma la strada è ancora lunga anche se il decesso di
Slayman non indica, secondo gli esperti, un fallimento del
programma.
L'ospedale generale del Massachusetts dove è stato effettuato
il trapianto, riferisce il quotidiano Guardian, ha tuttavia
dichiarato di non avere alcuna indicazione che la causa del
decesso sia stata proprio il trapianto. I chirurghi avevano
affermato di ritenere che l'organo sarebbe potuto durare almeno
due anni. Quella dello xenotrapianto, ovvero il trapianto di
organi da animali all'uomo, è "una strada complessa e lunga, ma
al tempo stesso il messaggio da dare è che il decesso del
paziente americano non indica un fallimento del programma sugli
xenotrapianti, ma evidenzia che c'è ancora un percorso da fare.
Potenzialmente lo xenotrapianto può infatti rappresentare una
grande opportunità in più per certe categorie di pazienti in
lista di attesa per un organo", spiega all'ANSA Giuseppe
Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt). Il
paziente, rileva Feltrin, "era già fortemente compromesso nelle
sue condizioni di salute e con un precedente trapianto ricevuto
e fallito, tuttavia il fatto che per due mesi sia sopravvissuto
è un elemento positivo e che lascia sperare per sviluppi futuri.
Attendiamo però maggiori informazioni da parte dei medici
statunitensi dal momento che possono essere tanti i fattori che
hanno portato al decesso". La novità in questo intervento,
chiarisce quindi il direttore del Cnt, "è duplice: si è appunto
utilizzato per la prima volta un rene da maiale che è stato
geneticamente modificato ed il trapianto è stato fatto su un
paziente vivo, mentre in precedenza si erano fatti analoghi
trapianti di rene di maiale solo su pazienti in morte cerebrale
a scopo di ricerca e per capire la compatibilità dell'organo e
il rischio di rigetto eventuale. In precedenza, sempre negli
Usa, sono stati effettuati anche due trapianti di cuore di
maiale geneticamente modificato su pazienti vivi ma deceduti
dopo alcune settimane. Questo è dunque il terzo caso di organo
di maiale geneticamente modificato trapiantato ad un paziente
vivo". Proprio la modifica genetica dell'organo di maiale ha
rappresentato "un passo avanti di fondamentale importanza:
questo consente infatti - chiarisce - di limitare il rischio di
rigetto dell'organo e anche di limitare il rischio che l'organo
del maiale possa trasportare infezioni all'uomo attraverso il
dna".
Anche se lo xenotrapianto continua ad essere una
potenzialità per il futuro, oggi, avverte tuttavia Feltrin,
"abbiamo però ancora bisogno di incentivare fortemente le
donazioni d'organo da cadavere e anche le donazioni da vivente
ad esempio per rene, fegato e polmone. Nel 2023 le donazioni
sono fortunatamente aumentate, con un +15% tra donazioni di
organi e trapianti, ma bisogna fare ancora di più poichè -
ricorda - sono ancora attualmente circa 8mila in Italia i
pazienti in lista di attesa per ricevere un organo".
Sono passati 24 anni da quando Thomas Starzl, il medico
statunitense
pioniere del trapianto di fegato, indicava nello xenotrapianto
la frontiera
per risolvere il problema della scarsità di organi. E il
candidato ideale per lo xenotrapianto era, affermava Starzl,
proprio il maiale geneticamente modificato. Una strada che
richiederà ancora sforzi, ma che potrebbe
rappresentare in futuro una svolta. Attualmente, solo in Italia,
si contano 685 pazienti in lista di attesa per ricevere un
cuore, 933 per il fegato, 194 per il pancreas, 254 per il
polmone, 5.894 per il rene e 6 per l'intestino.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA