(di Manuela Correra)
Arresto in flagranza di reato anche
differita per gli aggressori e reclusione fino a 5 anni per
danneggiamento di beni destinati al Servizio sanitario
nazionale. E' stata approvata in via definitiva la nuova legge
contro le aggressioni a medici e
infermieri. L'ultimo via libera oggi alla Camera con 144 voti a
favore e 92 astenuti. Una "buona notizia" per il ministro della
Salute Orazio Schillaci, che sottolinea come il provvedimento
dia "risposte concrete e maggiori tutele al personale
sanitario". Le aggressioni, afferma, non devono più restare
impunite.
Arriva dunque un giro di vite contro le aggressioni ai camici
bianchi ed ai sanitari anche se, rileva Schillaci, è al contempo
necessario "continuare a lavorare per portare avanti un
cambiamento culturale e recuperare il senso dell'alleanza
terapeutica tra medico e paziente". E la nuova norma ha già
iniziato a dare risultati concreti: ieri il primo arresto in
flagranza differita, che ha riguardato l'uomo che aveva
aggredito con un manganello il primario del Pronto soccorso di
Lamezia Terme.
Il decreto convertito in legge prevede dunque l'arresto
obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l'arresto
in flagranza differita per i delitti di lesioni personali
commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari
e dei loro ausiliari. Si prevede anche la reclusione da uno a
cinque anni e una multa fino a 10.000 euro in caso di
danneggiamento, distruzione, dispersione o deterioramento di
materiali destinati al Ssn. La misura prende atto della
recrudescenza di gravi episodi di violenza a danno dei
professionisti e delle strutture sanitarie pubbliche, in
particolare nei reparti di Pronto soccorso, che rischiano anche
di depauperare il patrimonio sanitario.
Le polemiche, però, non sono mancate e riguardano
essenzialmente l'articolo 3 delle legge, che contiene la
clausola d'invarianza finanziaria. Critiche le opposizioni (che
si sono astenute) da Azione al M5s fino al Pd. "Vi accanite sul
codice penale e rispondete solo mediaticamente all'escalation di
aggressioni: pene più aspre e zero euro. Da domani non cambierà
nulla", ha affermato Marco La Carra dei Dem. Per il Pd, inoltre,
si tratta di una norma "solo punitiva e non preventiva", mentre
l'obiettivo "non è punire di più ma evitare che le aggressioni
accadano". Ed ancora: "Con legge del 2020 il Pd varò una norma
che prevedeva protocolli tra ospedali e forze dell'ordine per
aumentare i presidi di sicurezza. A distanza di 4 anni perché il
governo non ha finanziato quelle misure né garantito agli
ospedali risorse per la videosorveglianza? Questo decreto è uno
specchietto per le allodole". FdI ha invece difeso il
provvedimento e puntato il dito contro il centrosinistra che
quando era al governo "non si è occupato delle reali necessità
del nostro sistema sanitario. Oggi dobbiamo correre ai ripari
con misure urgenti".
La nuova legge incassa comunque l'approvazione del mondo
medico e soddisfatto si dice il presidente della Federazione
nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli,
invitando però ad approvare ora ulteriori misure "per rendere la
legge ancora più efficace, con il finanziamento delle
videocamere che consentirebbero di filmare episodi di violenza e
di poter così rendere operativa la misura introdotta". E' un
grande passo avanti secondo il sindacato dei medici ospedalieri
Anaao-Assomed, ma ora "occorre restituire dignità ai
professionisti della salute" e anche per questo, afferma il
segretario Pierino Di Silverio, "saremo tutti in piazza a Roma
il 20 novembre". Bene la legge, commenta il sindacato medico
Cimo-Fesmed, ma "servono risorse per la formazione e
l'organizzazione delle aziende". Parla di "segnale importante,
ma non risolutivo" anche il sindacato degli infermieri Nursind:
"Come abbiamo sempre detto, c'è solo un modo per fermare le
violenze contro infermieri e medici ed è - conclude il
segretario Andrea Bottega - investire sul personale sanitario".
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