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Digitalizzazione e cronicità, la sfida è centralità del paziente

Digitalizzazione e cronicità, la sfida è centralità del paziente

Fondazione Roche, combinare tecnologia avanzata e contatto umano

ROMA, 19 novembre 2024, 14:49

Redazione ANSA

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La progettazione dei percorsi di cura per le patologie croniche, favorita dall'avvento delle nuove tecnologie digitali, richiede una revisione anche in ottica di inclusione. Se ne è parlato a Roma in occasione dell'evento promosso da Fondazione Roche "Cronicità e digitalizzazione.
    Strategie per l'inclusione e la sostenibilità" presso il Centro Studi Americani.
    "La cronicizzazione ha allungato la vita e la digitalizzazione rappresenta un grande supporto nella gestione di molte patologie, ma richiede un'adeguata formazione - spiega Mariapia Garavaglia, Presidente di Fondazione Roche. - Il digitale, pur semplificando, non deve allontanare l'operatore dal paziente: la cura passa attraverso professionisti preparati, capaci di combinare tecnologia avanzata (high-tech) e contatto umano (high-touch)." Sulla stessa linea, anche Laura Patrucco, Presidente ASSD - Associazione Scientifica per la Sanità Digitale e paziente esperto EUPATI. "Quando si parla di digitale è importante declinarlo al tema della sanità sociale, cioè il digitale deve essere pensato come uno strumento per la persona.
    Per questo sono necessari dei percorsi di alfabetizzazione.
    L'idea è quella di avviare un percorso di messa a terra di un digitale pensato per la persona. Stiamo lavorando su dei position paper per inserire il digitale ad esempio anche nei PDTA soprattutto nell'ambito oncologico perché da una survey che abbiamo fatto oltre il 70% dei pazienti oncologici non conosce il concetto del digitale - continua-. Nei nostri progetti c'è anche la creazione di pool di caregiver digitali messi a disposizione di quei pazienti un pochino più fragili. Caregiver formati magari dalle aziende ospedaliere, che a loro volta possono anche formare altre persone". Per Federico Spadonaro, Presidente di C.R.E.A. Sanità, "dobbiamo concentrarci su cosiddetti fattori abilitanti che sono veramente i fattori strategici per cui la digitalizzazione può essere un aiuto ai problemi che dall'invecchiamento vanno alla non autosufficienza e che dovremmo affrontare nei prossimi anni. Il grande vantaggio della digitalizzazione non sarà tanto l'assistenza al telemonitoraggio ma per esempio la possibilità di fare dei teleconsulti col paziente che si possa sentire davvero preso in carico anche se non ha lo specialista lì. Se cominceremo ad avere un paziente che magari è anche telemonitorato e alla prima difficoltà è rimandato a un ospedale da uno specialista ovviamente il meccanismo non funzionerà mai". Spadonaro sottolinea infine che "non basta la tecnologia, non basta la rete infrastrutturale, bisogna cambiare completamente le capacità dei nostri operatori perché devono imparare a lavorare in un modo totalmente diverso. Il problema vero è che la tecnologia si deve adattare alle persone e non viceversa", conclude.
   

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