"Lo sciopero dei medici, dirigenti
sanitari e infermieri anche quest'anno per qualcuno ha avuto
come unico effetto il solito teatrino dei numeri, con calcoli
probabilmente fatti con la stessa calcolatrice che ha già
dimostrato di non funzionare". È questo il commento di Pierino
Di Silverio, segretario Anaao Assomed, Guido Quici, presidente
della federazione Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, segretario del
Nursing up, sulle percentuali di adesione allo sciopero del 20
novembre rese note dal ministro della Salute e pari all'1%.
"Non intendiamo cadere, come lo scorso anno - spiegano i
sindacati - nel solito balletto dei numeri perché anche questa
volta non si è tenuto conto che solo 3 sigle sindacali, 2
mediche e 1 infermieristica, hanno dichiarato lo sciopero, che
il conteggio del numero di scioperanti è stata fatta su tutto il
comparto e non sulle distinte professionalità interessate, che
il 25% delle aziende non ha applicato il contingentamento minimo
dello sciopero, e che la maggior parte di quelle che lo hanno
applicato, hanno esonerato d'autorità gran parte degli
infermieri e ostetriche in turno, esonerando dallo sciopero 3
infermieri su 4. Per non parlare delle aziende che hanno avuto
il coraggio di esonerare anche il personale degli ambulatori.
Inoltre, il ministro non dice che la grave carenza di medici e
infermieri ha costretto tantissimi a lavorare, sì, ma nonostante
volessero partecipare allo sciopero e solo per la grave esigenza
di coprire le eterne emergenze sanitarie del nostro Paese". La
tabella del ministero, sottolineano, "parte infatti dal
presupposto che i medici negli ospedali sarebbero 259.000.
Magari, aggiungiamo noi, non saremmo in queste condizioni
disastrose! Inoltre, il dato rilevato dal ministero è relativo
solo al 30% delle aziende".
"Ci auguriamo - affermano Di Silverio, Quici e De Palma -
che a questa inutile e sterile querelle sui numeri segua un
approccio serio ai problemi che tormentano oggi il nostro
sistema di cure".
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