Identificare nuovi strumenti
giuridici per "conciliare l'attività di ricerca in sanità
pubblica e di sorveglianza post-marketing dei medicinali con il
diritto alla protezione dei dati dei pazienti". È l'esigenza
espressa in un documento redatto dalla Società Italiana di
farmacologia (Sif), di concerto con il Garante della Privacy.
Il documento è l'atto conclusivo di un simposio sul ruolo
della Real-World Evidence a supporto delle politiche del farmaco
tenutosi lo scorso luglio a cui hanno preso parte, oltre alla
Sif, la Società italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi
Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo), la Società Italiana
di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmissibili
(SIDeMaST), Farmindustria ed Egualia.
"L'importanza della Real-World Evidence, che si riferisce
alle evidenze generate da dati derivati da fonti come cartelle
cliniche ospedaliere informatizzate, archivi di medicina
generale, registri di pazienti e persino dispositivi
indossabili, risiede nella sua capacità di colmare le lacune
lasciate dagli studi clinici tradizionali", spiega il presidente
della Società Italiana di Farmacologia Giuseppe Cirino.
L'attuale quadro giuridico, tuttavia, potrebbe frenare queste
attività. "Per molte attività di ricerca non è sufficiente
l'utilizzo di dati anonimizzati (o aggregati)", si legge nel
documento. Per questo "è necessario individuare le basi
giuridiche che consentano il trattamento dei dati particolari
dei pazienti precedentemente raccolti per finalità diverse",
conclude il documento che chiede "di individuare i casi in cui
per il trattamento dei dati sanitari non sia necessario
procedere ad una nuova acquisizione del consenso dei pazienti,
con l'adozione di quelle misure che consentano comunque la
tutela dei diritti degli interessati".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA