Autonomia professionale, crescita
stipendi e valorizzazione del ruolo dell'ostetrica, "l'unica
figura non medica cui è consentita, in base alla direttiva
europea 36 del 2005 ratificata nel 2007 dal nostro governo, la
prescrizione di esami legati alla gravidanza". Così in una nota
i segretari del sindacato infermieristico Nursind, in vista
della Giornata internazionale dell'ostetrica del prossimo 5
maggio. "Peccato che ancora non tutte le Regioni siano provviste
di un nomenclatore tariffario quindi, che tali prestazioni non
siano considerate dal punto di vista economico in maniera
omogenea su tutto il territorio nazionale". Un'occasione
mancata, per il segretario nazionale del Nursind, Andrea
Bottega, "anche per incidere sulle liste d'attesa, oltre che sui
costi del Ssn, che sarebbero minori potenziando appunto
l'autonomia in capo alle ostetriche". Per la Nursind, in
sostanza, si assite ad "una sottovalutazione di fondo da parte
delle istituzioni di questa figura professionale, centrale per
la donna non solo durante la gravidanza, ma dall'età dello
sviluppo alla menopausa. Ma anche l'unica professionista che
durante il parto prende in carico ben tre pazienti insieme: la
mamma, il papà e il neonato". Di qui, la richiesta di una
valorizzazione del suo ruolo: "Se non vogliamo allontanare
sempre più i giovani da una delle più antiche professioni
sanitarie, è necessario investire per garantire una crescita
professionale e salariale all'ostetrica, oltre che riconoscerle
una maggiore autonomia". Una valorizzazione che potrebbe
invertire il trend della chiusura di punti nascita "calati tra
il 2019 e il 2022 da 475 a 434 (dati Agenas) - continua Fausta
Pileri, ostetrica e infermiera, membro della direzione nazionale
Nursind-. Secondo l'ultimo annuario statistico del Ssn, negli
ultimi dieci anni è stato chiuso ben un consultorio su dieci -
spiega-. Così come non si interviene per contrastare la carenza
di oltre 8mila ostetriche". Per Bottega e Pileri, "il Pnrr è un
treno da non perdere. Per potenziare la medicina territoriale,
infatti, non si può prescindere dall'ostetrica di famiglia. Un
punto di riferimento sul territorio che, questo è il nostro
auspicio, possa anche incidere positivamente sui parti non
medicalizzati, avvicinando la soglia ancora alta dei cesarei a
quel 10-15% fissato dall'Oms", concludono.
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