(di Mauro Barletta)
Un passo avanti nella lotta contro
il cancro è stato annunciato a Torino. E si misura sulla
distanza di una proteina.
Il progetto di ricerca europeo Rise-Brain, al quale hanno
preso parte anche due specialisti della Città della Salute e
dell'Università del capoluogo piemontese, ha portato
all'identificazione di uno dei meccanismi che contribuiscono
alla formazione delle metastasi cerebrali. Le ricadute possono
essere di grande portata: il perfezionamento delle prognosi, la
scelta dei percorsi terapeutici e l'approfondimento di nuovi
approcci legati all'immunoterapia sono alcuni degli esempi.
È una proteina chiamata Timp1, o meglio ancora il suo
comportamento, a concentrare l'attenzione dei ricercatori. Il
punto di partenza è stata la valutazione di modelli derivati da
campioni di metastasi cerebrali di pazienti affetti da tumori ad
elevata incidenza (prevalentemente di origine polmonare e
mammaria). Si è cercato di indagare sul 'sistema' che blocca la
risposta immunitaria, permettendo alla formazione cancerosa di
continuare a svilupparsi. I sospetti si sono appuntati
sull'interazione fra un gruppo specifico di cellule cerebrali,
le astrociti, e un sottogruppo di linfociti citotossici. E il
colpevole, per così dire, è la Timp1, che di questa interazione,
secondo gli studiosi, è un "elemento fondamentale".
"Le metastasi cerebrali - spiegano dalla Città della Salute
- sono molto frequenti in alcuni tipi di tumori e sono associate
a un decorso particolarmente aggressivo. In quelli polmonari
possono interessare fino al 30% dei pazienti. L'immunoterapia è
stata una rivoluzione che ha consentito miglioramenti
significativi nelle prognosi anche in fase avanzata della
malattia, ma i risultati, fino ad oggi, restavano variabili e
difficilmente prevedibili nel singolo caso". Almeno due, adesso,
sono le strade che si aprono di fronte a questa scoperta. Lo
studio ha dimostrato che è possibile misurare la quantità di
Timp1 a livello del liquor, un liquido circolante a livello
cerebrale e nel midollo spinale: un prelievo liquorale,
relativamente semplice e poco invasivo, dovrebbe quindi
permettere di identificare i pazienti con maggiore probabilità
di rispondere al trattamento attraverso un approccio di biopsia
liquida. Inoltre il meccanismo che stoppa la controreazione
immunitaria potrà diventare un bersaglio per nuovi approcci di
immunoterapia capaci di controllare la progressione del tumore.
Alla ricerca, i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista
scientifica Cancer Discovery, hanno lavorato da Torino il
professor Luca Bertero, del dipartimento di Scienze mediche
dell'Ateneo subalpino, e la dottoressa Alessia Pellerino,
dell'ospedale Molinette. Giovanni La Valle, direttore generale
della Città della Salute, parla di "scoperta importantissima che
potrà dare una svolta nelle terapie delle metastasi cerebrali".
"Ancora una volta - sottolinea l'assessore regionale alla
sanità, Federico Riboldi - si dimostra quanto la Sanità
piemontese riesca a conciliare al massimo sia la parte
assistenziale sia quella della ricerca".
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