"Sono molto interessato
all'innovazione che dobbiamo portare ai servizi e meno a quella
delle scatole, cioè un po' meno alle aziende, che siano una,
due, tre, quattro". Così il presidente dell'Emilia-Romagna
Michele de Pascale commenta l'invito del rettore dell'Alma Mater
Giovanni Molari a riprendere in mano il documento sulla
riorganizzazione della sanità bolognese, convinto che sia giunto
il momento per lavorare affinché sia "migliore e più razionale",
fino ad arrivare, ma non necessariamente come precisato dal
rettore "all'Ausl unica di Bologna su scala metropolitana".
De Pascale condivide la necessità di "una riforma della
sanità regionale e bolognese in particolare, che è quella che ha
il peso più grande e ci sono diversi modelli che si possono
applicare", spiega.
Ricordando poi di essere stato tra i sindaci che hanno
lavorato alla realizzazione dell'Ausl unica della Romagna,
osserva che "non avevamo lì un livello di complessità simile a
quello di Bologna, perché avevamo ospedali tutti più o meno
delle stesse dimensioni e non c'era l'Università. Sono
differenze molto marcate e quindi - prosegue - lo spirito di
collaborazione che ha caratterizzato l'Ausl della Romagna va
portato anche a Bologna, il modello organizzativo invece va
costruito sulla base della sanità bolognese". Lo stesso vale per
Imola. "Non accetto un principio, ossia che per collaborare ci
si debba fondere - insiste - questo vale in tutti gli ambiti.
Stiamo parlando di aziende che fanno parte del sistema sanitario
dell'Emilia-Romagna e di volta in volta vanno studiati i modelli
organizzativi migliori. Il dibattito deve partire da come
migliorare i servizi e la qualità delle prestazioni sia
nell'alta complessità che sul territorio. Oggi - conclude de
Pascale - abbiamo due aziende che sarebbero già pronte per
fondersi, Parma e Ferrara, ma che non si possono fondere perché
la legge lo vieta. Quindi non partiamo da lì, partiamo dai
contenuti".
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