L'Ordine dei medici Milano si schiera
contro l'annunciato decreto liste d'attesa del ministro della
Salute Orazio Schillaci: "Non escludiamo il ricorso al Tar",
afferma il presidente dell'Ordine dei medici milanese, Roberto
Carlo Rossi.
"Si parla di appropriatezza prescrittiva da molti decenni -
spiega Rossi -. Già negli anni Novanta diventata materia di
approfondimento universitario. Ciò che lascia esterrefatti è che
si dica ancora che i medici si debbano 'familiarizzare' con
questo tipo di logica. Peraltro, un costosissimo carrozzone di
enti di controllo è impegnato ogni giorno a verificare le
prescrizioni di farmaci e di esami, che giunge fino alla Corte
dei Conti. Dunque, se c'è chi conosce alla perfezione queste
regole sono proprio i medici del Ssn, di famiglia e specialisti.
Dire dunque che i medici debbano imparare a conoscere queste
regole è prima di tutto un obbrobrio storico, totalmente
inaccettabile, al limite dell'insulto". Nel 2016, ricorda, "il
ministro Beatrice Lorenzin predispose un decreto
sull'appropriatezza dal taglio esclusivamente economico, con
molti errori e senza alcuna condivisione con gli Ordini dei
Medici o le associazioni di categoria. Come allora anche oggi si
parla nuovamente di limitare le prescrizioni, ma con altre
motivazioni: ridurre le liste d'attesa e limitare la medicina
difensiva. Ma in realtà sempre di soldi si tratta". Oggi,
prosegue Rossi in una nota, "la situazione è molto simile.
Pensare di ridurre le liste d'attesa con un decreto che va a
misurare la prescrizione dei medici, è una contraddizione di
termini. Una sciocchezza - spiega Rossi -. Ma c'è di più: il
decreto vuole anche aumentare gli oneri di carattere
burocratico. Perché teoricamente d'ora in avanti i medici
dovrebbero inserire nel quesito diagnostico che ogni medico già
prepara anche dei codici che fanno riferimento a tabelle
preimpostate. Ma è impossibile far rientrare in un codice una
patologia o un sintomo specifici". Secondo Rossi, è inoltre
"sostanzialmente nulla l'azione di questo emanando decreto sulla
così detta medicina difensiva. Anche qui la prima cosa da fare è
garantire al medico la protezione necessaria per le decisioni
che prende. L'educazione sanitaria ai cittadini deve comprendere
anche questo punto. Un medico non è uno sciamano in grado di
prevedere il futuro".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA