"I casi di dengue a Fano sono in
decremento rispetto ai picchi di del 16 e 14 settembre, con
l'ultimo caso di esordio dei sintomi segnalato il 25 settembre
2024. Stiamo continuando a monitorare e facciamo delle riunioni
continue tra Istituto superiore di sanità, ministero della
Salute e regione Marche. Bisogna evitare allarmi ma i medici di
famiglia devono essere allertati a richiedere il test in casi
sospetti". Lo ha detto all'ANSA, Anna Teresa Palamara,
direttrice di Malattie Infettive dell'Istituto superiore di
sanità, a margine del convegno "Il ruolo dei pazienti nella
lotta contro la resistenza agli antimicrobici", ospitato nella
Sala di Santa Maria in Aquiro a Roma.
"È importante in questa fase - precisa Palamara - monitorare
tutti i piani di disinfestazione, partire prima con le
disinfestazioni e proseguirla per tutto il tempo necessario. Si
sta facendo tutto quello che si deve. L'unica raccomandazione
che si può dare è che bisogna allertare i medici a riconoscere
le malattie precocemente. Perché l'infezione dengue spesso viene
riconosciuta tardi. Se il paziente non fa la diagnosi, non si
attivano per tempo i controlli sui conviventi e non si provvede
immediatamente alla disinfestazione della zona, quindi si
favorisce la trasmissione". Trasmissione che comunque, ricorda
Palamara, "avviene attraverso la puntura di zanzara e non
tramite il contatto tra persone".
Purtroppo, non ci sono sintomi molto specifici che
permettano al medico di riconoscerla, perché la dengue, in fase
iniziale, si manifesta con febbre e dolori osseo-muscolari. Ma
"esiste un test del sangue per confermare la sospetta infezione,
che dovrebbero fare coloro che rientrano da un viaggio nelle
zone più endemiche. Questo - conclude - è uno dei problemi che
si sono verificati nelle Marche, non si è pensato alla dengue e
i pazienti sono stati identificati tardi".
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