La sanità si ferma anche in
Sardegna per lo sciopero nazionale di 24 ore dei medici,
dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari,
proclamato dai sindacati Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing
Up, che questa mattina, a mezzogiorno, si sono ritrovati a Roma
con una lunga lista di rivendicazioni. Ci sono anche le
delegazioni sarde, pronte a portare il malcontento dell'Isola
sino alla capitale. Sono circa un milione e 200mila le
prestazioni sanitarie che potrebbero saltare in tutta Italia,
oltre a 15mila interventi a rischio rinvio così come 100mila
visite specialistiche.
"Come in tutte le altre regioni saranno garantite soltanto le
emergenze e le urgenze", spiega Luigi Mascia, segretario
regionale Cimo. Col risultato che si andrà a paralizzare
l'attività ordinaria che già fatica. Tra le motivazioni della
protesta c'è soprattutto il malcontento per la legge di
nazionale di bilancio, ritenuta deludente dal comparto medico
sanitario.
"Siamo qui in questa piazza a Roma per portare il grido di
aiuto, il grido di disperazione dei professionisti sardi -
racconta Marino Vargiu, dirigente del Nursing up Sardegna -
L'Isola sta vivendo un'emergenza nell'emergenza. Lavoriamo in
condizioni disumane, perennemente sotto organico e sotto pagati,
situazioni per le quali la gente si sta licenziando oppure sta
abbandonando la Sardegna ma anche l'Italia, per andare in
regioni o in paesi dove le condizioni lavorative sono
sicuramente più favorevoli".
"La cronica carenza di personale, aggravata dalle drammatiche
condizioni di lavoro, ha reso impossibile garantire i livelli
essenziali di assistenza - denuncia la sigla in una nota in cui
rissume le ragioni della protesta - I nostri infermieri
affrontano turni massacranti, spesso fino a 17 ore consecutive,
per stipendi che non superano i 1.600 euro mensili. Nel mirino,
in particolare, la legge di bilancio nazionale, "una beffa per
gli infermieri - dice il Nursing up -: le
risorse destinate alla nostra categoria sono irrisorie. Per il
2025, gli infermieri
riceveranno solo 7 euro netti al mese come incremento salariale,
con una
prospettiva di 80 euro nel 2026".
C'è poi il nodo sicurezza: negli otto punti indicati dal
sindacato come richieste al governo compare l'appello per
rendere sicuri gli ospedali, con presidi di pubblica sicurezza e
misure efficaci contro le aggressioni, sempre più frequenti, al
personale medico e infermieristico.
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