"Continuano ad arrivare dati
inaccettabili su liste di attesa interminabili, difficoltà
economiche o di accesso alle strutture che stanno costringendo
sempre più umbri a rinunciare alle cure del sistema sanitario
pubblico, pur avendone bisogno. Stando agli ultimi dati Istat
non solo l'Umbria, con il 9,2 per cento delle persone che hanno
rinunciato a curarsi nel 2023, fa peggio della media italiana
che si ferma al 7,6 per cento, ma guadagna una tutt'altro che
onorevole quarta posizione tra le regioni peggiori d'Italia,
dopo Sardegna, Lazio e Marche": lo sottolinea in una nota la
consigliera regionale Donatella Porzi (Misto).
Si tratta "di un trend negativo in aumento rispetto al 2021 e
al 2022 - osserva - e in modo più marcato rispetto alla media
nazionale" che conferma il "crescente esodo dalla sanità
pubblica da parte di cittadini che dovrebbero effettuare visite
mediche o accertamenti diagnostici ritenuti necessari.
Nonostante siano trascorsi due anni l'Istat attribuisce i numeri
al rialzo soprattutto alle liste d'attesa che sono esplose dopo
la pandemia, costringendo tanti pazienti ad aspettare".
"E' evidente - prosegue Porzi - che il sistema sanitario
pubblico nella nostra regione fa una particolare fatica a
recuperare i ritardi delle prestazioni non effettuate a causa
dell'emergenza e che le strutture ospedaliere non sono state in
grado di riorganizzare l'offerta di esami e visite, anche a
causa della mancanza di medici, molti dei quali hanno lasciato
il sistema pubblico per andare nel privato, dove hanno
condizioni di lavoro più dignitose. Per quanto riguarda i costi,
l'Umbria è tra le regioni più penalizzate dall'inflazione, che
continua a crescere più degli stipendi".
"Che si tratti di liste d'attesa interminabili o di costi
eccessivi - conclude Porzi - serve un immediato cambio di passo,
perché quando i cittadini sempre più numerosi per anni
continuano a rinunciare alle cure, vuol dire che il sistema
sanitario pubblico sta fallendo nella sua missione di garantire
a tutti il diritto all'assistenza. E spesso a pagarne il prezzo
sono le persone più fragili o più sfiduciate che smettono di
fare visite e controlli a discapito della prevenzione".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA