Sarà una grande opportunità l'apertura del mercato cileno per il Made in Italy caseario.
Lo fa sapere Assolatte che sta seguendo con attenzione l'accordo 2.0 tra Ue e il Paese Sud americano che si avvia verso la ratifica da parte del PE e quindi verso l'ufficiale entrata in vigore.
Il Cile, infatti, concederà inizialmente l'ingresso a
dazio zero a un contingente caseario di 2.850 tonnellate, che
saliranno gradualmente fino a raggiungere, nel sesto anno di
applicazione dell'accordo, 3.300 tonnellate. Dal settimo anno,
fa sapere il presidente di Assolatte Paolo Zanetti, "il dazio
sarà nullo senza più limitazioni quantitative".
Il Paese ha una forte domanda di prodotti esteri perché la
produzione locale copre solo il 60% dei consumi di formaggi. Tra
i fornitori caseari sono ben radicati Argentina, Messico, Stati
Uniti, Australia e Nuova Zelanda, ma anche Olanda e Germania che
hanno esportato nel 2022 rispettive 5.600 e 4.800 tonnellate.
Decisamante più contenuti i volumi italiani con 433 tonnellate.
Secondo Zanetti però un aiuto rilevante all'export verrà anche
dal Protocollo sulle Indicazioni Geografiche, la grande novità
di questo accordo. Se la prima intesa del 2003 ha riguardato
solo le denominazioni vinicole, sottolinea Assolatte, quella
l'attuale estende il riconoscimento e la tutela anche al food
inglobando 12 grandi formaggi italiani: Asiago, Fontina,
Gorgonzola, Grana Padano, Montasio, Mozzarella di Bufala
Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano,
Provolone Valpadana, Ragusano e Taleggio.
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