"Dovremo prendere in considerazione un prolungamento della sofferenza per le filiere dei vini, dei formaggi e dei salumi di qualità che già durante il precedente lockdown avevano toccato un terribile calo del 40%". Secondo la fondazione a pagare queste restrizioni non sono solo i ristoratori che hanno investito in misure di sicurezza e che oggi si trovano a pagare a caro prezzo il costo della crisi, ma anche 70 mila industrie agroalimentari, a rischio fino a 400 mila posti di lavoro tra filiera produttiva e ristorazione. "Con gli uffici in smart working - precisa il consigliere delegato - non si può credere che consentire l'apertura solo per pranzo rappresenti una misura sufficiente; infatti sono già moltissimi i ristoratori che pensano a una chiusura totale per limitare le perdite. Subito ristoro diretto e adeguato con importi - conclude - che devono essere riferiti a ogni singolo locale e non a ragione sociale".
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