"La Biodiversità che ci unisce"
diventa il motto per le Marche del futuro. "Oltre la
frammentarietà che ha sempre contraddistinto il territorio
marchigiano, quello che per numeri, superfici agricole e
fatturati si presenta come il più grande d'Europa entra
finalmente in piena operatività". È il Distretto Biologico
Marche che ha presentato i suoi obiettivi nel corso di un
incontro che si è tenuto a Palazzo Raffaello alla presenza del
presidente della Regione, Francesco Acquaroli, e dell'assessore
regionale all'Agricoltura, Andrea Maria Antonini.
"Il biologico nasce qui nelle Marche e da qui diventa
protagonista - ha esordito il presidente della giunta regionale,
Francesco Acquaroli - Oggi rappresenta una grande opportunità e
sono convinto che lavorando in sinergia con i territori si
riescano a valorizzare le nostre eccellenze anche utilizzando
quelle strategie di crescita previste dalla nuova programmazione
europea, strumento per affermare non solo la nostra agricoltura
ma anche la qualità di un territorio che finora è stato poco
conosciuto. L'agricoltura rappresenta la qualità della vita, il
benessere alimentare, l'identità, la tradizione, il nostro modo
di essere: non è solo il prodotto finale ma è il testimonial del
territorio".
"La Regione - ha spiegato Antonini - ha favorito la nascita
del Distretto Biologico Marche e ne ha sostenuto l'avviamento
perché consapevole delle potenzialità di questo strumento che
oltre a rappresentare un presidio territoriale per la
salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale, si offre
anche come nuovo modello di sviluppo per l'agroalimentare
attraverso una strategia mirata che favorisce lo sviluppo
territoriale, la coesione e l'inclusione sociale oltre
all'integrazione di attività caratterizzate da prossimità
territoriale". All'incontro ha preso parte anche il presidente
del Distretto, Giovanni Battista Girolomoni. Al suo fianco i
membri del comitato esecutivo: Tommaso Di Sante, Andrea
Passacantando e Federico Marchini.
Pionieri del settori i marchigiani contano, secondo l'ultimo
report del Sinab (Sistema di Informazione Nazionale
sull'Agricoltura Biologica), il 26,6% di terreni bio rispetto al
totale della superficie agricola. Cifra che, oltre a decretare
il raggiungimento dell'obiettivo del 25% chiesto dall'Ue entro
il 2030, ci pone anche di gran lunga sopra la media italiana
(18,7%) ed europea (9,6%). Al lavoro ci sono più di 4200
operatori impegnati in vari settori produttivi: dai cereali
(22mila ettari) al vino (6800 ettari), dall'ortofrutta (oltre
5mila ettari) all'olio (più di 3mila ettari).
"Il Distretto Biologico Marche presenta 'Insieme per il Bio'
come primo evento, sottolineando l'unione d'intenti che ha
portato alla sua creazione - ha detto Girolomoni - L'agricoltura
biologica, cresciuta da una nicchia a un movimento sempre più
ampio nel corso degli anni, ha visto la nostra regione in prima
linea. Ora, la sfida è far diventare il biologico la normalità
nel consumo delle persone. Il nostro obiettivo principale è
informare e promuovere, sottolineando l'importanza
dell'agricoltura biologica. Nonostante il primato mondiale
nell'export di prodotti bio sia italiano, per sostenere il
consumo dobbiamo focalizzarci sul territorio, trasmettendo il
messaggio che il biologico e il locale sono la scelta ideale".
Un settore importante, quello dei Distretti, illustrato ai
presenti attraverso i dati di uno studio Crea realizzato da
Alberto Sturla e Laura Viganò che indica le Marche come regione
con l'incidenza maggiore di ettari biologici ricompresi
all'interno di organismo di questo tipo.
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