"Il mercato del vino chiede
sempre più identità, specificità. E la Sardegna può fare la sua
parte con il suo tesoretto di vitigni minori". Così Mariano
Murru, presidente di Assoenologi Sardegna, nel presentare il
panel "La Sardegna terra della biodiversità" al congresso
nazionale dell'associazione, che si chiude oggi a Cagliari.
"Sono chiamati vitigni minori perché poco diffusi, ma sono
veri e propri unicum - spiega - Tra gli esempi, arvisionadu,
alvarega, granatza, panzale, emersi dal progetto Akinas condotto
per Agris da Gianni Lovicu, si stanno rivelando punti di forza
della nostra enologia, un grande patrimonio di uve che si sono
adattate a questi cambiamenti".
Per Murru, dunque, "la Sardegna è in grado di coltivare e
vinificare questi tesori nascosti nelle vigne per dar vita a
vini in grado di competere nei mercati internazionali, proprio
grazie alla loro unicità e specificità". Luca Mercenaro,
agronomo e ricercatore dell'Università di Agraria di Sassari,
sottolinea come "la biodiversità viticola sia uno degli
strumenti per fronteggiare gli scenari di cambiamento climatico.
Ci sono vitigni, un tempo considerati minori perché o poco
produttivi o che non garantivano adeguate maturazioni, che oggi
devono essere indagati e valutati perché potrebbero, alcuni di
questi, rispondere alle attuali esigenze commerciali delle
cantine dell'Isola".
Il progetto Akinas condotto da Gianni Lovicu "è un esempio -
aggiunge l'agronomo - di come si possa fare una ottima ricerca
applicata. Ha dato conto del potenziale di biodiversità presente
in Sardegna". L'Isola in campo anche sulla viticoltura
sostenibile. "Le caratteristiche della regione, il suo
microclima - afferma Alberto Angioni, docente di Scienze della
vita e dell'ambiente dell'Università di Cagliari - permettono di
fare un numero contenuto di trattamenti e di avere, quindi, vini
sani".
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