Dopo l'anteprima veneziana, dal 26 ottobre un prezioso filo d'oro guida i visitatori lungo un viaggio di nove secoli di storia dell'arte, dal Medioevo alla contemporaneità, alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia.
Fino al 19 gennaio 2025, la sala Podiani del museo perugino accoglie "L'età dell'oro", appuntamento espositivo che si avvale del patrocinio del Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Città del Vaticano.
Curata da Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi, la mostra propone 50 capolavori di artisti quali il Maestro di San Francesco, Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore, Bernardino di Mariotto, il Maestro del Trittico del Farneto, Bartolomeo Caporali e altri, in gran parte provenienti dalla collezione della Gnu, in dialogo con opere di grandi autori contemporanei, tra i quali Carla Accardi, Alberto Burri, Mario Ceroli, Gino De Dominicis, Yves Klein, Jannis Kounellis, Marisa Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, capaci di disegnare un itinerario unico che, in nome dell'oro, vede creazioni in grado di affrontare un colloquio tra epoche, facendo parlare i simboli, le forme, l'essenza più intima dell'opera e dell'arte stessa.
Il percorso espositivo si apre con la collezione di "fondi oro" della Galleria Nazionale dell'Umbria nella quale ben si inserisce il capolavoro di Michelangelo Pistoletto, Autoritratto oro del 1960. Si tuffa quindi nel 13/o secolo quando il Maestro di San Francesco introdusse nella pittura su tavola raffinatissime tecniche di lavorazione della foglia d'oro. La sua Deposizione del dossale di San Francesco al Prato è accostata al Monochrome sans titre realizzato da Yves Klein per il santuario di Santa Rita da Cascia, per il medesimo afflato spirituale - spiegano i promotori - e l'uso del purissimo blu oltremare che li caratterizza.
Con Duccio di Boninsegna si assiste a una ulteriore evoluzione in termini di complessità ed eleganza di queste abilità di lavorazione dell'oro, che interessa la stagione più fulgida dell'arte senese nella prima metà del Trecento, quando si raggiungono anche nell'oreficeria dei vertici insuperati di virtuosismo e finezza. La sua Madonna col Bambino e sei angeli (1304-1310) dialoga con il Concetto spaziale su fondo oro di Lucio Fontana, proveniente dalla Fondazione Prada di Milano.
L'apice della ricercatezza e dello splendore, per l'uso dell'oro nelle arti, si consegue all'inizio del Quattrocento con la piena maturazione del gusto tardogotico, di cui è prova luminosa la Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, con l'evanescente apparizione dei suoi angeli graniti che evoca l'altrettanto incorporeo Sacerdote di Michelangelo Pistoletto, schiacciato in una bidimensionalità bizantina, protetto da un'architettura goticheggiante che si staglia sull'oro del fondo.
Sono ancora suggestioni visive, semantiche e iconografiche a ispirare dialoghi come quello fra la bellezza smaterializzata della Golden Marilyn 11.40 di Andy Warhol e l'Angelo dalla Pala dei cacciatori di Bartolomeo Caporali, l'Oroblu (Oriente) di Carla Accardi e il manto in tessuto operato della Madonna col Bambino del Maestro della Madonna di Montone, o La Maddalena tutta "mentale" di Fausto Melotti e la santa dalle lunghe chiome e dalle vesti opulente dipinta da Taddeo di Bartolo per il Polittico di San Francesco al Prato.
Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale con testi di Josè Tolentino de Mendonça, Simone Casini, Costantino D'Orazio, Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli, Carla Scagliosi, Antonino Tranchina, Alessandro Vanoli.
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