VENEZIA - E' la sede veneziana di Emergency a Giudecca 212 a ospitare dal 15 marzo al 14 aprile la mostra "Afghana", che raccoglie le fotografie di Laura Salvinelli scattate nel Centro di Maternità di Emergency, presente da 20 anni ad Anabah, nella valle afghana del Panshir. Le immagini raccontano storie di donne e di madri che vivono in un Paese difficile e tormentato come l'Afghanistan, di mamme e dei loro bambini e di giovani donne che hanno potuto realizzare il sogno di diventare infermiere e dottoresse. Negli scatti la fotografa ha catturato i volti, i momenti salienti e le testimonianze delle donne incontrate nel Centro di Maternità di Emergency, dedicato a Valeria Solesin, vittima nell'attentato al Bataclan di Parigi nel 2015. «Il reportage è stato per me come un ritorno a casa», racconta l'autrice della mostra. «Casa è per me l'Afghanistan, luogo della mia anima, e casa è l'impegno di Emergency contro la guerra e in difesa dei diritti umani. Ho lavorato in un mondo in cui fotografare le donne è un tabù; ho combattuto per mostrare le foto del parto, che violano un altro tabù, quello del sangue della vita e del corpo reale delle donne».
Gli scatti testimoniano i momenti del parto, gli attimi più intimi e veri delle donne. «Mi sono posta la domanda di tutti i fotografi: se sia giusto entrare nell'intimità degli altri», ha commentato l'autrice «Credo che la risposta, sempre diversa, dipenda da perché e da come si fa, l'importante è che quella domanda lavori sempre dentro di noi».
Il reportage fotografico immortala il volto sorridente di Zarghona che ha dato alla luce il primo figlio maschio; la storia di Asuda che, grazie al Centro ha potuto studiare e formarsi per diventare ostetrica. E ancora, di Marja che ha iniziato a lavorare in Afghanistan con Emergency nel 1999; di Monika e Keren, medical coordinator e ginecologa, che esprimono tutta la loro felicità per i tanti bambini che hanno visto nascere. Nel 2003, accanto al Centro chirurgico del Panshir voluto da Gino Strada, Emergency ha aperto le porte del Centro di maternità, ancora oggi l'unica struttura specializzata e gratuita della zona che permette alle donne la formazione necessaria per diventare infermiere, ginecologhe, ostetriche e garantisce alla popolazione femminile di partorire in un ospedale sicuro. Qui vengono effettuati ogni anno oltre 7mila parti e visite a più di 487mila donne e bambini. In Afghanistan la mortalità materna è 99 volte più alta di quella registrata in Italia e il tasso di mortalità infantile 47 volte più alto. Una donna su 14 muore per complicazioni legate alla gravidanza, mentre un bambino su 18 muore prima di compiere i 5 anni. Ciò anche a causa della difficoltà di accesso alle cure mediche, alle resistenze della famiglia motivate da tabù culturali e religiosi, ai costi da sostenere e alle distanze da percorrere.
Quarant' anni di guerre, il ritorno dei Talebani al governo, la straordinaria siccità, l'aumento del prezzo di beni di prima necessità, l'embargo internazionale e l'emergere di nuove necessità sanitarie hanno provocato una situazione di povertà assoluta per milioni di cittadini, ridotti alla fame e con sempre maggiore difficoltà di accesso alle cure.
«L'Afghanistan è un pezzo importante della storia di Emergency», spiega Rossella Miccio, presidente della Ong che lavora in Afghanistan dal 1999. «Tutt'oggi continuiamo a rimanere nel Paese con tre ospedali chirurgici, il Centro di maternità e 41 posti di primo soccorso. La reputazione di cui godiamo tra la popolazione locale non solo ha garantito sostenibilità alle attività dei centri ma ha anche contribuito a dare forma e sostanza a un nuovo ruolo delle operatrici sanitarie nella regione. Diventare soggetti attivi nella società: è questa la rivoluzione silenziosa delle donne afghane - spiega Rossella Miccio - e attraverso la concretezza del nostro lavoro quotidiano stiamo sostenendo questa grande battaglia. Oggi le donne che lavorano con noi stanno diventando membri rispettati dalle loro comunità, promotrici di cambiamento ed esempio per il superamento dei modelli tradizionali».
La mostra, gratuita, è aperta dal mercoledì al venerdì, dalle 11 alle 16.
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