Per realizzare la mappa di
Palermo, uno dei lavori esposti per la mostra 'Punctum' di
Palazzo Reale, l'artista italo-egiziano Omar Hassan ha
utilizzato 8.928 tappini di bombolette spray dipinti a uno a
uno. L'opera non è solo il riferimento geografico di uno dei
suoi approdi artistici, ma è anche un omaggio al valore del
singolo come parte di un insieme sereno e armonico, ognuno di
uguale importanza, ciascuno nella sua essenzialità. "Nelle
grandi città - ha detto Omar Hassan alla stampa durante la
presentazione della mostra organizzata dalla Fondazione Federico
II - c'è una netta distinzione tra centro e periferie. A
Palermo, il centro e alcuni quartieri non facili sono quasi
confinanti. Credo sia un primo sintomo di integrazione. Palermo
mi da' un'energia pazzesca, anche perché io amo il mare. Subendo
il trauma del cemento e dell'asfalto delle periferie milanesi,
amo, a maggior ragione, il mare. Qui si percepisce una
dimensione di attraversamento di tante culture. Si percepisce
dall'architettura, si percepisce dall'accoglienza della gente.
Adesso in Italia viviamo un po' la realtà della banlieue
parigina, che a Parigi trovi da 20 anni ed adesso inizia ad
esserci anche da noi. Spero di scoprire ancora meglio Palermo,
non vedo l'ora di viverci un po', di conoscere queste realtà
così vicine e interessanti.". In ogni sua tappa in giro per il
mondo, l'artista realizza il suo singolare omaggio alla città
che lo accoglie, rappresentandone i quartieri: lo ha fatto a
Miami, New York, Parigi, Londra, Tokyo e Milano.
Significativa la grande opera dal titolo Lights, che domina in
fondo allo spazio espositivo della Sala Duca di Montalto,
realizzata dall'artista proprio in occasione della mostra a
Palermo per porsi in dialogo con la grande spiritualità della
Cappella Palatina attraverso la rinascita e la rigenerazione.
Hassan, nato e cresciuto nella periferia di Milano, racconta
come è riuscito ad
alzarsi da una di quelle panchine di periferia dove altri
potenziali talenti
restavano inespressi, generando solo "sogni seduti". Ma "a casa
mia - ha rivelato - non portare risultati equivaleva ad essere
fallito. Essere considerato fallito dalla propria famiglia deve
essere tremendo. E' pure vero che oltre alla mia motivazione,
molte cose hanno contribuito a farmi 'alzare dalla panchina' e
mi hanno appassionato: il pugilato, l'arte, l'accademia. Tutte
parti di un cammino difficile, che hanno contribuito a non
lasciare i miei sogni in una panchina. Comunque non ho mai
dimenticato le mie radici e la forza concreta della vita che la
periferia mi ha trasmesso. Quando cadi, nella boxe come nella
vita, devi subito rialzarti". A Palermo, l'artista è arrivato
con i suoi genitori. Attimi di commozione quando Omar si è
inginocchiato tenendo per mano da una parte suo padre (egiziano
musulmano) e dall'altra sua madre (italiana cristiana-cattolica)
davanti alla reinterpretazione della Nike di Samotracia in dolce
attesa, chiama 'Pax'.
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