NEW YORK - L'impatto del mezzo del video sulla società e come ha trasformato il mondo. Al Museum of Modern Art di New York vanno 'in onda' oltre 70 opere di artisti contemporanei che in 'Signals: How Video Transformed the World' (dal 5 marzo all'8 luglio 2023) accolgono e mettono in discussione il potere di questa tecnologia che dagli anni '60, quando ha fatto il suo ingresso tra i beni di consumo, è stata e continua ad essere strumento di propaganda e persuasione, oltre che di testimonianza e resistenza.
La mostra è curata da Stuart Comer (The Lonti Ebers Chief Curator of Media and Performance) e Michelle Kuo (The Marlene Hess Curator of Painting and Sculpture) e comprende opere e installazioni per la maggior parte provenienti dalla collezione del MoMa. Alcune esposte per la prima volta. Precede, inoltre, il 50/o anniversario l'anno prossimo di 'Open Circuits: An International Conference on the Future of Television', la conferenza organizzata dal museo newyorkese nel 1974 per catalizzare artisti, critici, curatori ed educatori verso il mezzo. Da allora il MoMa ha continuato a collezionare e preservare video in diversi formati e può vantare una delle più grandi collezioni di mass media a livello internazionale.
"Il video è ora un aspetto definente e pervasivo della vita contemporanea - ha detto all'ANSA Comer -. Non è un mezzo convenzionale, piuttosto un network che connette milioni di persone. Sin da quando è entrato a far parte della nostra società è stato subito in grado di formare e influenzare opinioni. Gli artisti lo hanno sia sostenuto sia messo in dubbio. Ne hanno riconosciuto il potenziale ma anche messo in guardia per il suo potere di manipolare. Le opere esposte vogliono spingere ad una riflessione sui suoi effetti, sia a livello positivo che a livello negativo".
"Il video - continua Kuo - è diventato una tecnologia di largo consumo negli anni '60 ma anche soggetto a controllo totale, sia commerciale che governativo, in molte nazioni nel mondo. Oggi, in un processo accelerato dalla pandemia, il video è sempre presente, sugli smartphone, sugli schermi dei computer, forma le nostre idee, la nostra politica, diffonde disinformazione, documenta, fornisce prove e diffonde entusiasmo".
Il video, a differenza degli altri mezzi artistici tradizionali, può essere trasmesso all'istante. Dipende dall'essere inviato, dai destinatari più che dall'origine. Negli anni '60 e '70 con la diffusione della tecnologia video gli artisti cominciarono a sperimentare con le telecamere a circuito chiuso e la diretta. Furono in grado di registrare, creare e trasmettere il proprio prodotto in tempo reale senza far ricorso a grandi attrezzature o studi.
In virtù di questo potere, il video e la televisione divennero presto soggetti al controllo quasi totale sia governativo che aziendale, proprio come oggi i contenuti video e i social media sono controllati da piattaforme tecnologiche globali. Attraverso le loro opere gli artisti presenti nella mostra cercano di interrompere i copioni della televisione convenzionale, oppure la realtà costruita dei programmi di notizie creando forme sovversive di immediatezza.
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