TORINO - Bloccata da più di due anni dal Covid, apre finalmente in Cina il 3 marzo la mostra "Civiltà dei Grandi Fiumi", un percorso tra culture diverse, nate a migliaia di chilometri di distanza, lungo le sponde dei fiumi Nilo, Eufrate e Tigri, indo, Fiume Giallo (Huanghe) e Fiume Azzurro (Yangtze Jiang). Sono circa trecento pezzi, di cui la metà proviene da tredici musei cinesi, e altrettanti, per la parte egiziana e mesopotamica, da quattro musei italiani, Museo Egizio di Torino, Musei Reali di Torino, Museo d'Arte Orientale di Torino e Museo Barracco di Roma. Per tre mesi resteranno esposti nel Museo di Zhengzhou, metropoli di oltre dieci milioni di persone, nella valle del Fiume Giallo, culla della cultura cinese fin dalla preistoria.
In un raffinato allestimento su 1500 metri quadri - in un museo gigantesco che si estende su 10.000 metri quadri, visitato nei week end da più di 8.000 persone - la mostra illustra vita, morte, culti e credenze, attraverso pezzi di alto valore artistico in bronzo, terracotta e legno, dal 5.000 a.C. fino al secondo secolo dell'era cristiana. Sono esposti papiri e sarcofagi egiziani, piccole mummie di animali, tavolette mesopotamiche con iscrizioni cuneiformi, riproduzioni in terracotta.
"Per l'Egizio di Torino è un ritorno nel museo di Zhengzhou, da dove partì nel 2017 un percorso espositivo. Questa è una mostra diversa che presenta la civiltà egizia nelle declinazioni che la legano alle altre civiltà sorte presso i grandi fiumi" spiega il direttore Christian Greco che ha curato la parte italiana della mostra con il professore Stefano de Martino dell'Università di Torino. Organizzata dalla società italiana Arteficio, la mostra rientra nel quadro delle attività dell'Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina. Resterà aperta fino al 3 giugno.
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