(di Ida Bini)
Il mega ingorgo d'auto sul Garda, i
bivacchi nel centro storico di Roma e di Firenze, i tuffi dai
ponti di Venezia, i selfie con assembramenti a Portofino e lungo
la strada panoramica delle Cinque Terre: la cronaca ci racconta
l'altro volto del turismo, quello che spinge sempre più
viaggiatori a cercare luoghi meno battuti e i sindaci a trovare
soluzioni rapide. Per dissuadere le eccessive concentrazioni di
turisti in uno stesso luogo si intraprendono misure spesso
impopolari: accessi regolamentati, numeri chiusi, controlli,
multe e divieti. Si rischia anche di eccedere con informazioni
errate, come è successo al sindaco di Portofino che ha dovuto
smentire la notizia dei divieti dei selfie arrivata dai tabloid
inglesi: "Qui nessuno ha vietato i selfie - ha commentato Matteo
Viacava - noi abbiamo firmato un'ordinanza che vieta, per
questioni di sicurezza, gli assembramenti in due-tre zone
specifiche". Eppure i controlli e le regole sono una necessità
per non snaturare ecosistemi fragili o cambiare il volto delle
città, soprattutto dopo i numeri da capogiro di turisti nel
nostro territorio in questi ultimi ponti di primavera. Molte
località vogliono il numero chiuso o limitato, come la provincia
di Bolzano che ha appena introdotto un limite massimo di
pernottamenti. Da alcune estati in Val Pusteria il lago di
Braies è accessibile a un numero limitato di auto e ha
organizzato un servizio di navette per raggiungerlo. Le piccole
isole, da Procida a Lampedusa, vietano lo sbarco dei mezzi di
trasporto ai non residenti, mentre sull'isola del Giglio ad
agosto possono portare l'auto solo coloro che si fermano più di
4 giorni. Il numero chiuso piace ad alcuni sindaci ma non al
ministro del Turismo Daniela Santanchè: "Non credo al numero
chiuso per l'accesso ai centri storici ma bisogna alzare i
prezzi per alcuni beni culturali, specie i musei". Non piace
nemmeno al presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, che
chiede di trovare altre soluzioni: percorsi guidati,
scaglionamenti degli orari sui sentieri e, piuttosto, un
pedaggio. Far pagare l'ingresso è il desiderio dei sindaci delle
località più note: ieri Portofino e alcune spiagge della
Sardegna, oggi Taormina e Venezia, spaventate dall'esplosione
dei flussi turistici.
Il pericolo, secondo gli esperti, è quello di passare da un
eccesso all'altro: trasformare i luoghi turistici in luna park
per fare cassa e spaventare i viaggiatori, specie quelli
stranieri, con troppi divieti. Se l'overtourism è difficile da
gestire per la gente del posto, è estenuante anche per i
turisti, costretti a pagare prezzi troppo alti per un caffè o un
parcheggio o a fare file solo per affacciarsi da una terrazza
panoramica. "Non è più possibile rinviare il dibattito su come
gestire i flussi turistici - ha commentato Fabrizia Pecunia,
sindaco di Riomaggiore - servono proposte di leggi,
interrogazioni parlamentari e nuove misure". "L'industria
turistica italiana ha ancora molto da fare - spiega Magda
Antonioli, direttrice del Master in Economia del Turismo
all'Università Bocconi - le parole chiave del futuro prossimo
saranno: una crescente sostenibilità, il potenziamento
dell'accessibilità, dell'innovazione tecnologica e lo sviluppo
della rete dei trasporti e dei servizi, oltre alla
deconcentrazione stagionale". E' proprio la destagionalizzazione
l'obiettivo a cui stanno lavorando tour operator, enti e il
mondo delle crociere: "Abbiamo predisposto formule speciali per
incentivare la vacanza fuori stagione - spiega Leonardo Massa,
direttore di Msc Crociere - e il mercato ci sta seguendo".
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