L'AQUILA - Due artiste, cinquanta opere per unire luoghi e concetti lontani, come lo sono l'Italia e l'India. Taglio del nastro al MAXXI L'Aquila per l'allestimento 'visibileinvisibile' doppia personale di Marisa Merz (Torino 1926-2019) e Shilpa Gupta (Mumbai, 1976) che inaugura oggi la stagione espositiva del 2023 con una mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz.
L'esposizione, sotto la direzione artistica di Bartolomeo Pletromarchi e la curatela di Fanny Borel è stata presentata in anteprima alla stampa questa mattina da Alessandro Giuli, presidente della Fondazione MAXXI, Beatrice Merz, presidente della Fondazione Merz, l'artista Shilpa Gupta. In sala anche il sindaco Pierluigi Biondi e il governatore Marco Marsilio. "Non è un caso che inauguriamo questo allestimento in aprile - ha spiegato Giuli - mese di Venere, periodo in cui la natura si apre alla rinascita, dopo l'inverno". Simbolicamente, le due artiste hanno scelto rame, cera e piombo nei lavori come elementi ricorrenti, per intavolare un dialogo tra due generazioni, due storie, in una conversazione sui temi del visibile e dell'invisibile, dell'immagine e della parola, del politico e del filosofico in un una tensione etica e poetica che si compenetra e si completa nelle opere dell'una dell'altra. Il titolo dell'opera si ispira al testo di Maurice Merleau-Ponty.
"Nessuna cosa - scrive il filosofo francese - nessun lato della cosa si mostra se non nascondendone altri aspetti, denunciandone l'esistenza nell'atto stesso di nasconderli. Vedere è, per principio, vedere più di quanto fisicamente si percepisca con la vista, accedere a un essere di latenza. L'invisibile è il rilievo e la profondità del visibile".
Al termine della presentazione una performance degli studenti dell'Iis Amedeo d'Aosta e del Convitto Nazionale Domenico Cotugno dell'Aquila in giro in centro con dei palloncini bianchi con la scritta "I want to live with no fear" (voglio vivere senza paura). "Fra l'omaggio ai poeti interdetti ed esiliati di Gupta e le sottili presenze angeliche che volteggiano nelle opere di Merz - spiega Pietromarchi - s'instaura un dialogo sul senso del vedere e del mostrare". E sul limite.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA