PARMA - I capolavori, la storia personale, le attitudini e le passioni: c'è tutto Felice Casorati nella grande mostra che apre dal 18 marzo alla Fondazione Magnani Rocca.
È la ricchezza e completezza la prima delle virtù di questa esposizione, curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari e Stefano Roffi, anche direttore della villa delle meraviglie che la ospita. Ottanta opere mirabili che seguono un percorso cronologico dal primo momento della sua carriera di artista, con l'oscuro Ritratto della sorella Elvira esposto alla Biennale del 1907 dove il nero era dominante e solo interrotto dalle sfumature del bianco dei guanti e del volto, fino alle ultime opere degli anni Sessanta, quasi astratte nella loro purezza di nature morte in cui esplodono i colori come il giallo, il blu e il rosso delle uova sul tavolo improvvisato.
Nel percorso dei corridoi e delle scale che segnano l'estrema semplicità dell'allestimento c'è tutta la vita di questo artista che per seguire il padre militare attraversò l'Italia per poi scegliere Torino come destinazione finale dopo il suicidio, nel 1918, del genitore che lo aveva costretto alla laurea in giurisprudenza. La sua passione in principio era la musica, tanto che ogni sera tornava a sedersi al pianoforte, e da qui il tema della mostra che lo accomuna al padrone di casa Luigi Magnani, collezionista che ha portato qui, nella verde campagna fuori Parma, nella villa dagli arredamenti neoclassici, opere di autori che vanno da Goya a Tiziano, da De Pisis a Durer, da Monet a Hartung. "Magnani e Casorati non si sono mai conosciuti ma avevano grande affinità", spiega il direttore Stefano Roffi. "E Casorati porta nella pittura il concetto stesso della composizione musicale: numero, misura, peso era il suo motto non a caso", racconta Bertolino.
E qui oltre ai quadri ci sono i suoi spartiti consunti, ma anche i libri illustrati e i bozzetti di costumi e scenografie. Ma soprattutto ci sono i capolavori, che vengono da musei e collezioni private oltre all'importante prestito di 5 opere del Mart di Rovereto. "La sua è una rivoluzione pittorica che passa attraverso un linguaggio tradizionale" riassume ancora bene Bertolino, con una tavolozza sempre minima e la sensibilità di chiamare sempre per nome le sue modelle in un realismo sempre al limite che attinge ai grandi dell'arte italiana e non solo.
L'occasione è quindi unica per vedere insieme Maria Anna nello studio, dove inizia la sua riflessione di arte nell'arte con la tela nel bordo, o ancora meraviglie imponenti come Le signorine e Silvana Cenni o ancora Beethoven dove la citazione musicale è già nel titolo. Mentre vediamo in altre tele apparire qua e là strumenti o curiosamente pagine di quotidiani come La Stampa, Il Popolo o La Gazzetta dello Sport.
La figura umana è quasi sempre al centro della sua ricerca, con i volti che lasciano trasparire pure emozioni in rapporto spesso ironico con le età dalle vita, dell'adolescenza alla vecchiaia, ognuna con la sua purezza. Assoluto che raggiunge però nel suo essere sublime anche nella semplicità di un paesaggio, come nella litografia Il mattino di impressionante intensità. Un altro motivo per arrivare fino alla fondazione Magnani Rocca dove la mostra 'Felice Casorati. Il concerto della pittura' rimane fino al 2 luglio.
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