BOLOGNA - La pratica della navigazione con la Vela al terzo lungo le coste della Romagna fa il suo ingresso nel novero delle attività riconosciute come Patrimonio Culturale Immateriale. Conferita dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale dell'Emilia Romagna, la 'lode' riconosce l'interesse etno-antropologico e storico-testimoniale di questo tipo di vela e di navigazione ritenuta una espressione di identità culturale collettiva.
La Vela al terzo è la forma di vela tradizionale usata dalle barche da pesca e piccolo trasporto su entrambe le sponde dell'Adriatico settentrionale dal XVIII secolo sino alla metà del secolo scorso: è caratterizzata dalla forma a trapezio e dalla tintura con terre in colori vivi, sempre contrassegnata con un disegno riferito alla famiglia del proprietario della barca, come una sorta di araldica popolare.
L'origine di questa vela si deve all'incontro tra la vela latina usata in tutto il Mediterraneo con le forme di vela delle acque interne della Pianura Padana, e si rafforza in modo esclusivo sulle barche tradizionali adriatiche, come bragozzi, trabaccoli, lance, battane. Deve il suo nome al fatto che il pennone superiore che la sostiene è fissato all'albero ad una terzo della sua lunghezza. Negli ultimi decenni il suo uso è stato recuperato da diversi gruppi e associazioni che la praticano e la tramandano insieme ad altri importanti elementi di cultura immateriale marittima.
Il riconoscimento alla Vela al terzo come patrimonio culturale è stato presentato in mattinata al Museo della Marineria di Cesenatico, dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in collaborazione con il Comune romagnolo.
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