ROMA - 'Re:humanism. Sparks and frictions' è la grande mostra collettiva dedicata al rapporto tra arte contemporanea e intelligenza artificiale che gli spazi del Wegil, hub culturale della Regione Lazio gestito da Laziocrea, ospitano dal 24 maggio al 18 giugno. L'esposizione, curata da Daniela Cotimbo, riunisce i progetti di 12 artisti di diversa provenienza: il britannico Joey Holder e la statunitense Alice Bucknell, Riccardo Giaccone, la slovena Robertina Šebjanič, Sahej Rahal dall'India, Pier Alfeo, Ginevra Petrozzi, Federica di Pietrantonio, Yue Huang dalla Cina, Mara Oscar Cassiani, lo spagnolo Albert Barqué-Duran e Luca Pagan. Sono i finalisti della terza edizione del 'Re:humanism Art Prize', selezionati dopo una call for artist che li ha invitati a riflettere sul profondo impatto generato dall'avvento dell'intelligenza artificiale e sulle radicali trasformazioni che si prospettano, ma anche sul rapporto tra creazione artistica, new media e dispositivi tecnologici. Tante sono le tematiche affrontate in questa terza edizione: dalle new ecologies, che mirano a ripensare le logiche dell'estrattivismo dei dati e delle risorse ambientali, alle new narratives, prospettive che intendono rileggere la storia del progresso scientifico, recuperando rituali arcaici che, messi in dialogo con l'innovazione, possono generare nuove mitologie. E, ancora, dalle esplorazioni del rapporto con il non-umano a quelle di visioni, paure e sogni legati alla realtà virtuale; dall'immersione nell'inconscio macchinico alla mappatura di sguardi differenti sui futuri che ci attendono. Le prime tre opere classificate sono 'Zoophyte', visionaria creazione dell'inglese Joey Holder ispirata dalla criptozoologia, che delinea un ambiente popolato da creature marine inventate, non scoperte o di cui la scienza ufficiale sa poco, per riflettere sul confine tra realtà e fantasia; 'Monologo' di Riccardo Giaccone che unisce le antiche tecniche del teatro di figura alle reti neurali artificiali; e 'The Martian Word for World is Mother' di Alice Bucknell, che vuole ribaltare la prospettiva antropocentrica sull'esplorazione spaziale. Alle opere in mostra si aggiungono anche i due progetti del premio Digitalive di Romaeuropa, che verranno presentati in autunno nell'ambito del Romaeuropa Festival: 'Slowly Fading into Data' di Albert Barqué-Duran e 'Retraining Bodies', una lecture-performance che esplora inedite possibilità di interazione tra uomo e macchina attraverso il suono.
La mostra è aperta da lunedì alla domenica, dalle 10 alle 19.
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