Il nome Potëmkin rimanda subito al capolavoro della cinematografia firmato dal regista Sergej Ėjzenštejn, così come scatta facile per il grande pubblico l' associazione con la stroncatura senza appello della Corazzata espressa molti decenni dopo dall' impavido ragionier Fantozzi nel cineforum aziendale. Al di fuori della cerchia degli urbanisti e degli appassionati, invece, pochi sapranno che c' è la mano di un italiano dietro la celebre scalinata di Odessa sulla quale si consuma il massacro ad opera dei soldati e la scena della culla lasciata andare dalla madre morente. La progettazione di quella lunga serie di gradini entrati nella storia e di altri spazi pubblici che hanno formato il volto della città ucraina si deve all' architetto Francesco Carlo Boffo. Il museo Man di Nuoro sgombra il campo dall' oblio dedicandogli fino al 25 giugno 2023 la mostra ''Odessa Steps. La Scalinata Potëmkin fra cinema e architettura'', curata da Giovanni Francesco Tuzzolino, Federico Crimi e Paolo De Marco.
Lo sguardo sulla struttura urbana sarà favorito dai disegni forniti eccezionalmente dall'Archivio di Odessa, e dalle planimetrie originali concesse da prestigiosi istituti italiani, fra cui la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e l'Archivio Storico di Torino, oltre alla ricostruzione dei disegni e di un modello in scala realizzati grazie alla collaborazione con il Polo Territoriale Universitario di Agrigento e dell'Università degli Studi di Palermo. Il Man esamina per la prima volta l'opera dell'architetto, di cui a lungo la biografia è rimasta sconosciuta, sottolineando l'apporto offerto nella costruzione dell'identità architettonica e urbana di Odessa, insieme vicenda umana e artistica affascinante sospesa fra la leggenda dei suoi natali in Sardegna e le reali origini ticinesi, terreno fecondo per molti architetti cresciuti poi in Italia e nei suoi centri di cultura accademica.
Quanto alla celebre scalinata, ribattezzata Potëmkin proprio in seguito alla fortuna della pietra miliare della cinema, nel testo in catalogo il critico Roberto Nepoti osserva che ''è un segno indiscutibile di iconicità il fatto che la sequenza sia in assoluto la più citata di tutta la storia del cinema, sia in forma di omaggio sia in forma di parodia, da parte di innumerevoli emuli del maestro russo. Tanto che, alla fine degli anni Novanta, il noto critico Roger Ebert scrisse 'il famoso massacro sulla scalinata di Odessa è così citato, che è probabile che molti spettatori abbiano visto la parodia prima dell'originale' ''. In mostra anche due dipinti romantici di valore, una marina in tempesta di Ivan Konstantinovič Ajvazovskij del 1897, concessa dal Museo Nazionale di Varsavia, e un grande porto di Odessa di Rufim Gavrilovitš Sudkovski del 1885, dal Kunstimuseum di Tallin, in Estonia. Una curiosità è anche la presenza di alcuni rari ex voto con scene di brigantini sardi nella baia di Odessa, prima e durante la guerra di Crimea.
Architettura e cinema si alternano dunque lungo tutto il percorso, tra l'analisi costruttiva della scalinata e i fotogrammi di un film che ha fatto scuola e che esalta, nelle sue stesse riprese, i dettagli formali della celebre rampa.
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