"Luigi Pasqui e Paride Pedini sono
capitati in un momento in cui questi banditi ammazzavano come se
niente fosse". Lo ha detto Alberto Capolungo, dallo scorso
settembre alla guida dell'associazione Vittime della Banda della
Uno bianca, partecipando in mattinata a Castel Maggiore, nel
Bolognese, alla commemorazione per ricordare le due vittime
della gang di poliziotti. Pasqui aveva 50 anni quando, il 27
dicembre 1990, fu assassinato al termine di una rapina sulla
provinciale Galliera; Pedini ne aveva 33 e fu ucciso poco dopo
davanti a casa, a Trebbo di Reno, perché testimone scomodo del
cambio di auto da parte dei banditi.
"Ogni volta che ripenso a Pedini ricordo che siamo
praticamente coetanei, io sono qui a raccontare e lui no, questo
è inaccettabile ancora oggi", ha detto ancora Capolungo, figlio
di Pietro, carabiniere ucciso dalla banda nell'assalto
all'armeria di via Volturno nel maggio 1991. "Quello fu un
periodo di fuoco della banda - ha ricordato ancora il presidente
dell'associazione - in quei dieci mesi fra l'ottobre '90 e
l'estate 1991 ci sono stati 15 dei 23 morti, una scia di sangue
così lunga che alcune vittime non hanno commemorazione e ci
siamo inventati una data (il 13 ottobre, ndr) per ricordarle
tutte".
Alla cerimonia, che si è svolta nei sui luoghi dove i due
cittadini di Castel Maggiore furono assassinati, hanno preso
parte alcuni familiari delle vittime, rappresentanti delle forze
dell'ordine e delle istituzioni locali. "E' necessario essere
consapevoli che fatti del genere si sono verificati e possono
riverificarsi - ha detto il sindaco di Castel Maggiore Luca
Vignoli - quindi bisogna sempre mantenere vigile l'attenzione da
parte delle istituzioni e della comunità, questa è una
consapevolezza che il nostro territorio ha assunto, anche da
parte delle persone che in quegli anni non erano nate".
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