La Corte europea dei Diritti dell’uomo, conosciuta anche come Corte di Strasburgo, città in cui ha sede, è stata creata nel 1959 per assicurare che gli Stati membri del Consiglio d’Europa rispettassero gli obblighi che hanno assunto ratificando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e i protocolli che vi sono stati aggiunti in questi ultimi 50 anni. Spetta ai 47 giudici della Corte, uno per Stato membro, stabilire, con una sentenza vincolante per lo Stato, se le autorità di un Paese hanno violato i diritti dei propri cittadini.
La Convenzione protegge numerosi diritti, da quello a un giusto processo a quello alla libertà di espressione. Negli anni la Corte ha emesso più di 10mila sentenze anche su questioni come l’aborto, il suicidio assistito, la libertà di indossare il velo o di esporre simboli religiosi in luoghi pubblici e il diritto a vivere in un ambiente sano.
Oggi possono ricorrere direttamente alla Corte tutti i cittadini degli Stati membri del Consiglio d’Europa ma anche chiunque per qualsiasi ragione si trovi sotto la giurisdizione di uno di questi paesi. Per ricorrere alla Corte è necessario rispettare alcuni criteri, come quello di aver prima fatto ricorso in tutti i gradi di giudizio nel proprio Paese.
Una volta che la Corte stabilisce che un caso deve essere preso in esame, questo viene attribuito a una delle Camere, composte da 7 giudici, tra cui è sempre presente il giudice del Paese da cui proviene il ricorso. In casi particolari, la Camera può trasferire il caso direttamente alla Grande Camera, l’ultima istanza della Corte formata da 17 giudici scelti con un sorteggio.
Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo:
La ricevibilità d’un ricorso:
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