L’Europarlamento ha detto questa settimana sì al rinvio (di un anno) della legge sulla deforestazione, ma con alcune modifiche alla proposta della Commissione sostenute dall’estrema destra. Riunito in mini plenaria a Bruxelles, il Parlamento Ue ha adottato il 14 novembre con 371 voti a favore, 240 contrari e 30 astenuti la proposta di rinvio dell'attuazione della legge contro la deforestazione, con alcune modifiche al testo proposte dal gruppo Ppe, tra cui la richiesta di aggiungere una categoria di 'Paesi a rischio zero' a cui garantire requisiti semplificati.
Il regolamento - già formalmente entrato in vigore a fine giugno 2023 ma ancora non attuato - rafforza i controlli dell'Ue sugli operatori o commercianti che devono poter dimostrare che alcuni prodotti immessi sul mercato Ue - tra cui caffè, cacao e olio di palma - non arrivano da terreni recentemente disboscati né hanno contribuito in qualche modo al degrado forestale. Cedendo alle pressioni di partner internazionali e del Ppe, la Commissione europea ha proposto il mese scorso il rinvio di un anno dell’attuazione del regolamento per fare entrare la legge in vigore il 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e il 30 giugno 2026 per le Pmi, invece che, rispettivamente il 30 dicembre 2024 e il 30 giugno 2025.
Dopo aver presentato la scorsa settimana, a sorpresa, una quindicina di emendamenti per ammorbidire ancora di più il testo di legge, a poche ore dal voto per riaprire il testo legislativo il Ppe ha deciso di ritirare i più controversi, tra cui la richiesta di rinvio di due anni, invece di uno, dell’attuazione della legge e l’esenzione dei commercianti da gran parte degli obblighi. Una decisione presa dopo un accordo raggiunto con il gruppo dei liberali di Renew Europe, che ha assicurato ai Popolari il sostegno sul testo finale.
Gli eurodeputati hanno approvato otto dei nove emendamenti messi al voto, dunque il testo legislativo così modificato dovrà ora essere ora approvato in sede di Consiglio Ue dai Paesi membri in sede di trilogo. Tra le modifiche che sono state adottate, la richiesta di aggiungere una categoria di 'Paesi a rischio zero' a cui garantire requisiti semplificati - in aggiunta alle tre esistenti "ad alto rischio", "rischio standard" e "a basso rischio". Sulle modifiche al testo proposte dal gruppo Ppe si è spaccata la maggioranza Ursula: il rinvio è infatti passato con il sì dei Popolari, dei Conservatori, dei Patrioti e dell'ultra destra dell'Europa delle Nazioni Sovrane. Socialisti, Verdi e Sinistra hanno votato contro sia ai due emendamenti del Ppe che modificano il testo sia nello scrutinio finale. I liberali di Renew si sono invece spaccati sul voto finale mentre sugli emendamenti ha prevalso la componente contraria, in linea quindi con i Socialisti.
I colegislatori - Parlamento e Consiglio - hanno tempo fino alla fine di dicembre per trovare un accordo sulle modifiche. Senza un accordo, il regolamento dovrà essere attuato a partire dal 2025, come inizialmente previsto. La Commissione europea si prende tempo per analizzare gli emendamenti adottati prima di adottare una posizione ufficiale.
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