Il quinto rapporto sullo Stato
di diritto della Commissione europea include per la prima volta
quattro capitoli sugli sviluppi in Serbia, Albania, Montenegro e
Macedonia del Nord, i quattro Paesi dei Balcani occidentali che
si trovano in una fase più avanzata del processo di
allargamento. L'inclusione di questi Paesi nel rapporto
"sosterrà i loro sforzi di riforma, aiuterà le autorità a
compiere ulteriori progressi nel processo di adesione e a
preparare a continuare il lavoro sullo Stato di diritto come
futuri Stati membri" osserva Palazzo Berlaymont.
La strada da fare resta ancora però molto lunga. I
capitoli dedicati ai Paesi dei Balcani fanno emergere un quadro
problematico sullo Stato di diritto, con la sola eccezione del
Montenegro. In questo caso la Commissione evidenzia in
particolare l'"intensa fase di riforme" che sta attraversando il
sistema giudiziario, la nuova strategia per la lotta alla
corruzione adottata il mese scorso, così come "il pacchetto
legislativo completo sul pluralismo e la libertà dei media",
elementi che fanno emergere una traiettoria positiva tracciata
dal nuovo governo di Podgorica.
Più ombre che luci nel rapporto sulla Serbia, in cui si
lamentano "carenze" nella lotta alla corruzione, "elevata"
pressione politica sul sistema giudiziario e sulle procure,
nonché la sicurezza dei giornalisti che resta "fonte di
preoccupazione, così come la crescente pressione esercitata da
cause legali abusive". Diverse le criticità rilevate nel
rapporto sull'Albania, tra cui la lotta alla corruzione. "Le
misure preventive - scrive la Commissione - risentono di un
quadro giuridico troppo complesso e continuano ad avere un
impatto limitato, soprattutto nei settori vulnerabili". Infine
la Macedonia del Nord, dove "l'indipendenza della magistratura e
la capacità istituzionale di proteggerla da influenze indebite
rimangono una seria preoccupazione". Tra le perplessità
rilevate, anche la " polarizzazione politica" che ha causato
"ritardi" nel lavoro del Parlamento e ha portato a "un uso
eccessivo e talvolta inappropriato di procedure legislative
accelerate".
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