(di Mattia Bernardo Bagnoli)
L'uragano Milton, oltre ad aver
flagellato la Florida, ha colpito duramente pure le aspettative
dell'Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky avrebbe infatti
dovuto partecipare al summit dei leader di Ramstein, in
Germania, convocato da Joe Biden per galvanizzare il sostegno
alleato in un momento in cui le forze di Kiev faticano a
mantenere le posizioni nel Donbas - esempio plastico di quanto
il cambiamento climatico possa impattare persino sulla
geopolitica. Ma il paradiso, per l'Ucraina, non è perduto. Non
ancora, perlomeno. Gli Usa stanno già lavorando ad una nuova
data per il summit. Dove è previsto l'annuncio di nuovi aiuti
militari "sostanziosi".
L'indicazione viene dai circoli militari americani. "Gli
alleati stavano pianificando di annunciarli a Ramstein:
l'intenzione ora è di trovare un'altra data, forse nelle
prossime settimane", dichiara un alto funzionario Usa alla
vigilia della ministeriale Difesa della Nato, prevista a
Bruxelles la prossima settimana. La due giorni comprenderà -
come ormai è prassi - una riunione del Consiglio Nato-Ucraina in
cui il ministro ucraino Rustem Umerov aggiornerà i colleghi
sulle esigenze della campagna di autunno. Il vertice di
Ramstein, quando si terrà, "avrà successo nel contrastare
l'impressione che il sostegno per Kiev sta rallentando o che gli
alleati non abbiano più nulla da dare", assicura la fonte.
"Le cose per l'Ucraina non stanno andando purtroppo
benissimo, né sul piano economico né su quello militare:
l'Europa, se vuole contare di più in questo mondo, deve
aumentare il sostegno militare, non c'è niente da fare", ha
d'altro canto sottolineato il Commissario Ue per l'economia,
Paolo Gentiloni, intervenendo alla festa del Foglio a Firenze.
L'Ucraina però è impaziente. Zelensky ha terminato il suo
tour europeo ed è tornato in patria a dare la carica. "Pacchetti
di difesa per la protezione, sistemi di difesa aerea e
investimenti nella produzione di droni e altre armi in Ucraina:
questi sono i risultati delle nostre visite a Londra, Parigi,
Roma e Berlino", ha scritto su X. "Ho presentato i dettagli del
Piano di Vittoria ai nostri partner e ora lavoreremo per
massimizzare i nostri sforzi sia in prima linea che attraverso
la diplomazia: il nostro compito comune è quello di avvicinare
una pace giusta per l'Ucraina e per tutta l'Europa", ha
aggiunto. Nel mentre continuano a piovere le bombe a
Zaporizhzhia (3 feriti, compresa una ragazzina di 11 anni) e i
droni kamikaze (28, 24 dei quali abbattuti dalla contraerea).
Negli ambienti diplomatici alleati si sottolinea come
Zelensky stia "ammorbidendo" la sua posizione intransigente
sulla vittoria totale - dunque l'accento sulla dimensione
diplomatica - e che, allo stesso tempo, i passi avanti sul
campo, per la Russia, siano accompagnati da perdite
"astronomiche" in termini di vite umane. A New York - spiega un
alto funzionario europeo - l'incontro organizzato da Brasile e
Cina sul possibile processo di pace in Ucraina - a margine
dell'Assemblea Generale dell'Onu - ha raccolto l'adesione di 23
Paesi (pochi) e solo in 13 hanno firmato il documento. Di più.
Brasile e Cina hanno dovuto eliminare una frase in cui si
affermava che le parti avrebbero dovuto riconoscere le
reciproche "legittime preoccupazioni in materia di sicurezza" -
un linguaggio chiaramente sostenuto da Mosca - in favore di un
più blando "legittimi timori".
Le posizioni di Brasile-Cina (che puntano al sostegno del sud
globale) e quelle dell'Europa (schierata con la formula di pace
ucraina) restano "molto distanti" ma, appunto, qualcosa si
muove. L'obiettivo è quello di chiudere la partita nel 2025.
Come, non è ancora chiaro. Centrale resta però la tenuta di
Kiev. Da qui la necessità di rafforzarla in vista di un
negoziato tutto da immaginare.
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